In merito agli articoli pubblicati ieri su Il Quotidiano Italiano e Bari-Il Quotidiano Italiano, intitolati: “L’On. Pino Pisicchio defenestrato, finisce una dinasty potentissima” e: “Decaro, ma con chi hai trattato sino ad ora?”, a firma del direttore della redazione nazionale, Fortunata Dell’Orzo, riceviamo e pubblichiamo la nota che segue, diffusa dall’ufficio stampa di Pino Pisicchio

“Solo “retroscenismo”. La vicenda è chiara e lineare” – COMUNICATO STAMPA

26 giugno 2014 alle ore 13.07

Ci viene segnalato un commento a firma di Fortunata Dell’Orzo, apparso su Il Quotidiano italiano, in cui si ricostruirebbe secondo la tecnica del “retroscenismo”, originata in genere da suggerimenti di chi ne ha interesse, la parabola dei rapporti tra il Presidente del Gruppo Misto alla Camera, l’On. Pisicchio, e la formazione politica Centro Democratico, di cui è stato fondatore. Solo per la verità storica e perché non si depositi un certo retrogusto di ambiguità intorno ad una vicenda che, invece, è chiara e lineare. Il CD, piccolo raggruppamento centrista in alleanza con il PD, si era proposto alle politiche dello scorso anno la missione di rappresentare una parte del segmento moderato nel centrosinistra, obiettivo che venne colto solo in parte e solo in due territori regionali: in Puglia, cogliendo l’unico quoziente pieno sul piano nazionale ed eleggendo Pisicchio con più di 32.000 voti e in Calabria, con l’elezione di un deputato che immediatamente dopo la proclamazione si dichiarò indipendente. Il risultato complessivo  nazionale si aggirò intorno allo 0,47%, con cadute vertiginose in quasi tutte le Regioni, circostanza che non poteva essere considerata positiva.

Dunque risultò evidente che, salvo qualche specificità territoriale, la piccola formazione doveva considerare presto esaurito il suo compito per concorrere a costruire un’esperienza politica più larga in cui traghettare le proposte, i progetti e le idealità che ne avevano motivato l’avvio. D’altro canto l’On. Pisicchio ha, fin dal marzo del 2013, partecipato al dibattito pubblico nazionale esercitando la funzione di Presidente alla Camera di un Gruppo Misto che rappresenta, con 32 deputati, il quarto gruppo in ordine di grandezza; presidenza peraltro avvenuta con scrutinio segreto e voto unanime, non certamente per l’originaria appartenenza di Pisicchio alla componente CD. In tutta evidenza l’esperienza di CD poteva considerarsi compiuta già con le elezioni del 2013. Avrebbe potuto recuperare senso solo se si fosse fatta strumento per concorrere alla costruzione di un orizzonte più largo. Evidentemente gli impulsi del ceto politico, purtroppo senza consenso, e una visione non molto lungimirante hanno portato qualcuno a coltivare l’illusione che, una lista europea raffazzonata all’ultimo momento, con compagni di strada privi di consistenza elettorale, potesse produrre un miracolo che non era certamente nel conto. 

L’On. Pisicchio espresse in modo netto ed inequivocabile la contrarietà all’avventura delle europee che non solo avrebbe certificato in modo rovinoso l’inconsistenza elettorale della lista e dei suoi candidati, ma – e questo è peggio – avrebbe condannato a morte il progetto nazionale di un centro liberale e democratico, facendo il deserto politico con i numeri da prefisso telefonico. Così è stato: lo 0,7% di Scelta Europea. Dunque, tre formazioni politiche, tra cui il CD, riunite nello sforzo elettorale massimo, sono la condanna all’insignificanza perpetua. Pertanto è assai difficile comprendere, al netto di un piccolo gossip, di che cosa intende parlare chi ha ispirato il “pezzo” pubblicato su Il Quotidiano italiano. Da un lato c’è un’esperienza consumata, l’eterno ritorno di sigle e pezzi di ceto politico che, evidentemente, fanno fatica a comprendere l’aria nuova che avvolge il Paese. Dall’altra personalità politiche come Alfonso e Pino Pisicchio, che producono proposte e ottengono consenso, l’ultimo risultato solo un mese fa, alle comunali di Bari (mentre Scelta Europea cadeva rovinosamente) impegnando la propria faccia, il proprio prestigio e aprendo il proprio progetto ad un campo democratico largo, fatto di identità civiche, di giovani, di personalità del mondo professionale, dell’associazionismo e dei mondi vitali pugliesi e non certo ad una asfittica burocrazia autoreferente. 

Quanto alla “dinastia politica” è opportuno precisare che Alfonso e Pino Pisicchio sono repubblicani e non hanno mai creduto nelle successioni dinastiche in uso nella monarchia. Nella democrazia repubblicana va avanti, specialmente nel tempo lungo, chi ha qualcosa da dire che abbia senso compiuto e chi raccoglie consenso. Quando il consenso finisce, finisce anche la ragione dello stare in politica: proprio quello che si è verificato per una serie infinita di formazioni politiche, anche assai più rilevanti di CD, oggi fuori dai radar.

Uff. Stampa Pisicchio