La trattativa, almeno da parte della cordata di imprenditori, resta aperta. La porta sbattuta dai Matarrese nei giorni scorsi non ha provocato troppo malumore per Montemurro e Rapullino. Quindi l’interminabile trattativa resta stranamente viva, dopo più di 75 giorni, e continua a serpeggiare la speranza di poter riprendere un dialogo costante con gli attuali proprietari del Bari (da 36 anni).

“Voglio dare delle risposte – ha dichiarato Luigi Rapullino – . Soprattutto in merito al fatto che la nostra operazione non fosse alla nostra portata, degli importi economici. Lo facciamo da anni, per altre attività extra calcistiche, quindi non si tratta di una sfida irraggiungibile. Non vogliamo farci pubblicità e non ne abbiamo bisogno. Non ho mai rilasciato nessuna intervista. Volevano che la trattativa rimanesse chiusa in una stanza, ma poi è venuta alla ribalta”.

Primo incontro a inizio giugno – continua Rapullino – lavorando con i tecnici dei Matarrese in un ambiente teso con tante provocazioni. Abbiamo portato avanti la negoziazione per arrivare alla conclusione, chiedendo quanto volete? Il valore lo da chi vende secondo i miei calcoli. Non ci è stata mai data l’opportunità di conoscere il reale valore. Dal punto di vista economico il Bari vale zero, fa risultati negativi ogni anno. Qualsiasi società che non crea ricchezza non ha valore. Le società di calcio hanno come unico valore patrimoniale gli stadi di proprietà, oltre al reparto giocatori. La società biancorossa non ha nemmeno il San Nicola. Qualsiasi cifra che veniva data era solo per la passione di Montemurro”.

“Il 22 giugno c’è stato il secondo incontro. Primo errore per una trattativa, quando si è in troppi non si conclude. Il 28 giugno ci incontrammo nuovamente a Roma correndo dietro gli appuntamenti che ci venivano dati all’ultimo momento. Ma per portare a casa questa società saremmo stati disposti a tutto. L’onorevole Matarrese ci fece andare a Roma. Mio padre in quella sede offrì 11 milioni e mezzo di euro, ci alzammo e ci stringemmo la mano. Il 28 giugno l’accordo era fatto, e festeggiammo con un caffè, con l’impegno che nell’arco di 2-3 giorni avremmo definito tutti i dettagli”.

La sera del primo di luglio ritornammo a Roma. Ci viene detto che era giunta un’altra offerta d’acquisto da 15 milioni di euro. Nervosismo totale, anche causato dalla vendita a nostra insaputa di Bellomo. Verso le 22 ci chiamano i tecnici dei Matarrese per il comunicato stampa congiunto da diffondere sulla trattativa sospesa per la mancanza delle garanzie. Avevano rinegoziato il prezzo. Alle 23 Matarrese chiede la sospensione della trattativa, perché non volevamo rilanciare i 15 milioni. Ma il comunicato stampa sul sito del Bari era stato pubblicato in anticipo, intorno alle 21.

“Dopo altri due giorni ci chiamano per ritenere valida l’offerta di circa 11 milioni di euro. L’11 di luglio il nostro legale parte per definire alcuni aspetti del contratto preliminare. Invece Matarrese dichiara che noi acquirenti eravamo spariti”.

“Quando abbiamo chiesto il confronto ci hanno detto che loro hanno 36 anni di storia. Noi siamo dei delinquenti che non possono confrontarsi? Hanno detto di aver i rimesso negli ultimi anni 42 milioni di euro e 39 milioni di debiti attuali. In 8 anni si perdono circa 9 milioni di euro a stagione. Io l’avrei regalata una società così. Non siamo degli sceicchi ma nemmeno dei poverelli. Oramai oggi si guarda al progetto industriale, dove si crea ricchezza e redditività”.

Dopo l’analisi tecnica della trattativa di Rapullino, segue il discorso più caloroso e diretto del papabile neo presidente del Bari, Paolo Montemurro

 “Siamo convinti che alle condizioni attuali il Bari non lo può acquistare nessuno, non è un problema di soldi. Ci è dispiaciuto leggere su qualche giornale che l’operazione è più grande di noi, è una cosa grave. Avevamo un progetto triennale, se la passione vuol dire sognare, sono contento di sognare e far sognare tutti quanti, non abbiamo illuso nessuno. Abbiamo cercato tutte le strade possibili fino alla cogestione.

Con Torrente ci siamo visti a cena, tre ore per parlare solo ed esclusivamente di calcio e non abbiamo mai detto Matarrese è in nostro pugno. Le parole scritte non le ho mai pronunciate. La storia dei Matarrese merita rispetto, ma poi ci prende per gente inaffidabile. Non si tratta di una sfida. C’era la lucida follia di poter fare qualcosa di buono, con un settore giovanile che da anni è senza fissa dimora, creando un centro sportivo su Palese. I tifosi hanno bisogno di sognare. Sono stanco di sentir dire “Bari e un trampolino di lancio”, perché ai tifosi non resta niente.

Il progetto finale prevedeva anche il coinvolgimento di alcuni nostri partner venezuelani, con la divisione delle quote al 33 per cento. Il matrimonio non si fa con i fichi secchi? Le banche hanno detto che forse non ci conoscevano bene. Si tratta della 18esima trattativa. Sono stati tutti bluff?”