“Contro le onde”, secondo disco ufficiale dopo “È” (2011), è stato prodotto da Davide Dileo, in arte “Boosta”, tastierista dei Subsonica. Le sonorità elettro-rock che caratterizzano le 10 tracce dell’album, però, non hanno oscurato la spontaneità, la purezza e la sensibilità della cantautrice 23enne di Bisceglie.

A circa un mese dalla “data zero” del “Contro le onde tour”, tenutasi presso il Teatro Forma di Bari il 31 maggio, abbiamo incontrato nuovamente Erica Mou nella serata conclusiva della Festa dei popoli 2013 per scoprire qualcosa in più sul nuovo album e i suoi motivi ispiratori.

Nella fase della scelta dei pezzi e della loro veste musicale non c’è mai stato un momento in cui tu abbia pensato a come i tuoi fan avrebbero preso questo cambiamento?

Certo, me lo sono chiesto diverse volte. Ero certa che fosse in corso dentro di me un cambiamento e che la novità avrebbe potuto far storcere il naso a qualcuno dei fan più affezionati. Dopo un attimo di preoccupazione ho deciso di perseguire la strada intrapresa con serenità, era ciò che volevo fare. Credo che quando un cambiamento arriva in maniera naturale e non studiata a tavolino, sia una evoluzione. Poi, per carità, può sempre non piacere… ed è legittimo!

Sulla copertina del booklet si legge: “Al mare e al coraggio di attraversarlo”. Visto che siamo in tema di metafore, cosa ti ha spinto ad ‘abbandonare la riva’?

A volte ti rendi conto di star vivendo la tua vita quasi con un pilota automatico, schiacciato dagli eventi e dalle decisioni degli altri. Da questa riflessione nasce tutto l’album, nasce la mia volontà di essere più presente, più padrona di me e quindi di affrontare un viaggio reale e metaforico. Ovviamente il mio viaggio non può non passare per il mare, che mi influenza da sempre, che è un ostacolo da superare ma allo stesso tempo anche il mezzo tramite cui scoprire il nuovo.

In “Dove cadono i fulmini” canti: “Mi perdo sempre ma so sempre da che parte è il mare”. Come si concilia questa visione del mare come punto di riferimento rispetto a quella come “rete” (e quindi pericolo) di “Monti di ghiaccio”?

Il mare mi ha sempre attratta e spaventata allo stesso tempo. E nel disco ho cercato di guardarlo sotto luci diverse: per esempio in “Dove cadono i fulmini” è una guida e una meta da raggiungere; in “Monti di ghiaccio” va evitato, è pieno di insidie; in “Contro le onde” è un muro contro cui sfogarsi, qualcosa di così grande rispetto a noi; in “Mettiti la maschera” è un mare solare, estivo, è casa.

Le canzoni di “Contro le onde” mi hanno richiamato alla mente la ‘poetica degli oggetti’ di Montale proprio per la presenza nei tuoi versi di tanti oggetti: hanno anche per te un valore simbolico e quali in particolare?

Solitamente ciò che mi fa più pensare sono proprio le cose che mi circondano, gli oggetti. Da lì poi cominciano le riflessioni su altro, su cose meno tangibili. Gli oggetti svelano la personalità e soprattutto trattengono i ricordi, mi affascina molto il loro essere vivi.

Per concludere, una curiosità personale che però credo interpreti anche i pensieri di tanti tuoi fan. Ne “Il genio” canti: “E sono anni che spengo le candeline e che chiedo le stesse cose da quando ho imparato a soffiare”. Vuol dire che non hai mai espresso di diventare una cantante…?!

Ho sempre desiderato di diventare una cantante e ci sto riuscendo piano piano, un gradino alla volta come piace a me. Ma i desideri, le ambizioni non finiscono mai e ne ho sempre espressi tanti. È la nostra natura… essere sempre insoddisfatti! Questa canzone è uno sfogo per invogliarmi, ed invogliare il prossimo, a chiedere di meno ed agire di più, a essere più attivi nel destino che vogliamo costruire.

28 giugno 2013

Alessandra Morgese

Fotografie di Alessandra Morgese: