Il caso viene portato alla luce agli inizi del 2012, quando due esponenti di una corrente di minoranza del Pdl barese, Melchiorre e Posca, denunciano all’assemblea locale del partito stranezze riguardanti alcune tessere d’appartenenza. Più precisamente, ci sarebbero 139 tessere i cui proprietari risulterebbero tutti residenti in un singolo condominio, il n. 10 di via Colaianni. Scattano i primi controlli, incentivati anche dalle telecamere di “Striscia la Notizia”, fino a scoprire, dopo alcuni tentativi di mistificare e minimizzare, che quei 139 iscritti non avevano la minima idea di esserlo.

Tra quei nomi, infatti, risulterebbero anche alcuni militanti ed eletti tra le file del Pd. Alla richiesta di spiegazioni, anche da parte degli inviati di “Striscia”, l’allora presidente dell’assemblea Pdl Gregorio Fontana spiegava che «può votare solo chi viene di persona con un documento d’identità», promettendo verifiche. Nel frattempo la Procura di Bari continua a occuparsi del caso fino a oggi, arrivando all’attuale coordinatore cittadino del Pdl Luigi D’ambrosio Lettieri, poi a Dario Papa, all’epoca vicedirettore dell’ufficio postale della Mongolfiera, in zona Japigia.

Secondo la Procura sarebbe stato proprio Papa, fratello di un militante del Pdl barese, ad autorizzare il pagamento dei 139 bollettini da 10 euro, che attestavano altrettante iscrizioni al partito, sfruttando dati personali dai registri di correntisti delle Poste. I bollettini sarebbero stati portati in blocco all’ufficio postale dal terzo indagato per questa vicenda, un componente della segreteria di Lettieri la cui identità non è ancora stata diffusa. Una serie di presunte irregolarità su cui ora Papa, Lettieri e il suo impiegato avranno 20 giorni di tempo per dare alla Procura di Bari la propria versione dei fatti.

 

27 giugno 2103

Giorgio Scapparone Suma