Midnight in Chicago è un musical fresco e dai ritmi molto serrati, le cui note di ispirazione sono ben visibili nella trama.  Sebbene le due maggiori opere ispiratrici della rappresentazione siano palesi, la commedia è costellata di piccole e grandi citazioni e omaggi al mondo dello spettacolo e del cinema che la impreziosiscono e che divertono lo spettatore. Dall’omaggio alla scopiazzatura il passo è breve, ma Zeffiri ha la gamba lunga ed è riuscito a evitare con agilità il rischio di un imbarazzante collage di altre opere, imbastendo una trama originale e in alcuni tratti sorprendente.

Il cast è composto da attori giovani e semi professionisti, perfettamente calati nei loro ruoli, cosa che conferisce una naturale fluidità alla scena al punto che lo spettatore ha l’impressione di non essere banalmente “pubblico pagante”, ma un vero e proprio testimone degli eventi che accadono davanti a lui. La caratterizzazione dei personaggi risulta completa, quasi maniacale e nulla in scena è lasciato al caso. Ogni movimento, ogni smorfia, ogni passo è ricercato e voluto dagli attori così che ogni parte della scena è animata e impegnata e lo spettatore può spaziare con lo sguardo su infiniti dettagli.

Degna di nota è la performance di Simone Simplicio che, nelle vesti di Eddy, protagonista del musical, porta sul palco la sua prima esperienza teatrale con una presenza scenica degna di un veterano del vaudeville. Straordinario sia nella recitazione che nel canto, un po’ meno quando gli si chiede di danzare, ma tutto gli si perdona quando intona un toccante “I want to hold your hand”, di Lennon e McCartney, che letteralmente mette i brividi e in sala strappa più di qualche lacrima.

3 maggio 2013

Pasquale Amoruso