Mercoledì 24 aprile, Joy’s pub, Bari. Ore 22. È tutto pronto. Il microfono, le luci, il maestro concertatore, gli sfidanti, la giuria, il presentatore, c’è tutto. Se fosse una partita, mancherebbe solo il fischio d’inizio. Solo che, a differenza, non sono ammessi tempi supplementari o calci di rigore.

Niente di tutto questo, a Una Voce da Pub, se sbagli, non puoi recuperare. Lo sanno bene i 20 concorrenti, dei 24 iniziali, che non ce l’hanno fatta. Per l’emozione, per una stecca, o perché hanno incontrato qualcuno più bravo. Niente da fare, solo quattro sono arrivati fino a qui, e solo loro hanno l’opportunità di portare a casa la vittoria.

Alessandra Valenzano con i suoi 16 anni, Celeste Corrado col suo fan club scatenato, Angelo Piergiovanni che ha trattenuto a stento l’emozione quando ha vinto le sue serate, Giuseppe Citarelli con la sua incontenibile verve. Chi vincerà la seconda edizione di Una Voce da Pub? Chi di loro saprà convincere la giuria tecnica e il pubblico del Joy’s di essere la voce perfetta per le serate da trascorrere con gli amici?

Eppure, tutti i concorrenti scelti dalle audizioni avevano le carte in regola per arrivare fin qui. In teoria, ognuno di loro avrebbe dovuto essere ammesso alla finale. Quindi? Cosa c’è di particolare in questo contest da essere così selettivo? Se lo saranno chiesto i concorrenti prima di iscriversi? Si saranno posti il problema i quattro ammessi alla finale? Cosa cerca la giuria, cosa cerca l’organizzazione, quale particolarità deve avere il vincitore secondo Marco Protano ideatore del concorso?

Per vincere, basta saper rispondere