Iniziamo dalle ultime cose, state per debuttare con “Suoni e Racconti a Bassa Voce”, perché questa nuova veste?
Davide: “Nei testi, nei brani dei Camillorè, c’è una parte testuale, una poetica bizzarra diciamo noi, che viene spesso sovrastata dal ritmo, dalla frenesia, dalla casciara che ci distingue. Spesso le persone sono più coinvolte da questi aspetti, abbiamo sentito l’esigenza di dare maggiore importanza al testo, per questo abbiamo deciso di allestire questo spettacolo. Faremo pochissime date, giusto qualcuna prima dell’estate, mirate a far emergere la dimensione favolosa delle nostre canzoni nel senso stretto del termine, come si addice al Regno di Sghighigno. Ci sarà comunque spazio alle nostre tipiche canzoni da accompagnare con le mani. Suoni e Racconti a bassa voce per sottolineare questo messaggio poetico e sussurrato”.

Insomma uno spettacolo dai due volti, da un lato l’aspetto cantautorale, dall’altro l’aspetto più folk e coinvolgente…
Roberto: “Diciamo che, anche abbassando la voce, non ci snaturiamo sicuramente, i brani sono sempre alla Camillorè”.

State registrando il nuovo album, ci sarà qualche anticipazione?
Davide: “Ci saranno delle sorprese che però non ti voglio svelare” scherza ma non troppo “rileggeremo il nostro repertorio in questa nuova veste, e poi ci saranno anche dei pezzi che solo i fan sfegatati conoscono perché non sono presenti su nessun disco. Lo spettacolo rappresenta anche un collegamento con i nuovi Camillorè che sentirete nel prossimo album, di cui ti svelo in anteprima il titolo. Si chiamerà Il Caos della Solitudine”.

Scorriamo all’indietro il vostro curriculum, avete suonato al concerto del 1° maggio. Alcune voci polemiche lamentano  mancate sponsorizzazioni, alti costi organizzativi, diritti Siae pagati due volte etc. Allora, serve alla musica quel concerto?
Roberto: “Come musicista, quello del 1° maggio è il concerto, parteciparvi è un sogno, è tra i più grandi in Europa. Ha anche un grande valore simbolico, o almeno dovrebbe. Musicalmente, io spero che non lo aboliscano mai; polemiche o no, molto spesso ha espresso grande musica, gratuitamente”.
Davide: “Parlando in maniera molto schietta, ad un artista come Capossela, si fa o non si fa, la vita non cambia. Dopo quella partecipazione, noi abbiamo fissato un sacco di date, suonando davanti a tanta gente, l’estate successiva e quella dopo. Se lo chiedi a chi ha voglia di farsi conoscere, vedi gli emergenti che stanno partecipando al contest, ti dirà con un sincero egoismo del tutto giustificato, che quello è il giorno più bello della sua vita. Vai in tv e suoni davanti a ottocentomila persone…”
Roberto: “…forse non ti capiterà mai più nella vita”.

Il termine “emergente” è spesso usato anche per gruppi che hanno scritto solo un pezzo, è un cappello sotto cui si raduna troppa gente secondo me. A che punto è oggi la carriera dei Camillorè?
Roberto: “Siamo dei forti emergenti” ride.
Davide: “Emergenti no, però abbiamo fatto tanto con le sole nostre forze, perché nessuno ci ha regalato niente. Non siamo riconosciuti per strada né ci interessa, stiamo lavorando per arrivare ad essere un gruppo affermato ed almeno autosufficiente. Da là inizierà un altro percorso, come se fossimo al secondo piano in questo momento e abitassimo al quarto”.

Oggi è di moda una definizione che ai vostri esordi non si usava. I Camillorè sono un gruppo indie?
Davide: “Ne parlavamo proprio qualche giorno fa. Ho sentito gente, anche addetti ai lavori dire: “Ah sì, indi, cioè fanno musica tipo i Radiohead!” Indie ormai è associato al tipo di musica che fai. Se si riferisce all’essere indipendente, cioè non legato ad una major, allora siamo indie, se invece è relativo al genere di musica che fai, beh noi attingiamo dal rock, dal folk, dal jazzato, dallo swing, non riusciamo a trovare una collocazione precisa. Per questo ci siamo inventati la definizione Sghisghigno music”.

Il mondo dei Camillorè, si legge nella bio, è ispirato da Totò, Eduardo e Fellini, legati forse più al cinema che alla musica. È da questo che nasce il vostro teatro-canzone?
Davide: “I testi delle canzoni, con voce e chitarra, li scrivo io a casa, poi le musiche le arrangiamo insieme. Il fatto è che quel triumvirato che hai citato, patrimonio di tutti secondo me, è fonte di grande ispirazione. Io sono un loro fan sfegatato da quando ero bambino. Mio padre mi faceva vedere le commedie di Edoardo o i film di Fellini, facendomi anche ragionare sui messaggi che volevano trasmettere, sulle singole scene, perché erano girate in quel modo. Sono andato anche oltre, approfondendo gli studi, pochi sanno che Edoardo e Totò nascono con la Rivista, la prima forma di cabaret se vogliamo, quindi erano molto legati alla musica. Fanno parte di me, attraverso una serie di immagini, che io poi trasformo in musica, sono fonte di ispirazione molto più di certi cantautori”.

Nella bio vi definite musicanti. Incuriosito, ho scoperto che il termine ha anche un significato spregiativo: perché non musicisti allora?
Davide: “Loro che hanno studiato sono degli ottimi musicisti, l’autodefinirci musicanti sognatori è proprio per non prenderci troppo sul serio”.
Roberto: “Per la serie, se sei bravo non puoi fare parte dei Camillorè!”

I Camillorè su facebook

Suoni e Racconti a Bassa Voce:
Davide Ceddìa, voce chitarra e kazoo
Gerardo Antonacci, basso
Roberto Baratto, tastiera e fisarmonica