Laudati ha sottolineato che la sua decisione di trasferirsi dipenderebbe proprio dalla volontà di tutelare l’Ufficio della Procura barese, affinché non perda di credibilità e legittimazione e non venga danneggiato il lavoro dei suoi colleghi. Non senza polemiche intende lasciare il suo posto: ha, infatti, fortemente criticato la stampa per la “continua gogna mediatica” sulla sua vicenda giudiziaria e sulla divulgazione di notizie che avrebbero dovuto restare private.

Le destinazioni richieste dal magistrato per il suo trasferimento sono: la procura generale di Cassazione, la Direzione nazionale antimafia in qualità di sostituto procuratore e la procura generale di Corte d’Appello. Una commissione del Csm discuterà del suo trasferimento e non ci sono motivi per credere che il Consiglio Superiore della Magistratura possa negarglielo.

A seguito della decisione di Laudati, il Csm potrebbe anche stabilire che non sia più necessario procedere con l’audizione del magistrato che era prevista per l’8 aprile e che era stata disposta per discutere dell’incompatibilità ambientale del magistrato a seguito della richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Lecce. Secondo Laudati, la richiesta di trasferimento, lungi dall’essere un “mea culpa”, è stato un atto necessario per non coinvolgere la Procura di Bari nella sua vicenda giudiziaria.

“Avevo comunicato al mio Ufficio che mi sarei messo in ferie per organizzare la mia difesa: convinto come sono che dinnanzi a un giudice le assurde accuse mosse a mio carico cadranno. Avrei voluto che fosse proclamata la mia innocenza e a quel punto tornare a dirigere la Procura di Bari. Poi ho capito che la mia era sì una scelta di giustizia, ma anche una scelta “egoista”: avrei continuato a mettere a repentaglio, anche sul piano della legittimazione e della credibilità, l’intera Procura barese”, commenta Laudati.

3 aprile 2013

Margherita Micelli Ferrari