Una produzione dell’Opéra Comique di Parigi con la collaborazione del teatro ‘De la Monnaie’ di Bruxelles e del Palazzetto Bru Zane di Venezia. Tutto sommato, la scelta della Fondazione di puntare su un autore sconosciuto ai più, ma su una direzione tecnica di valore, ha portato dei risultati. Struggente la storia di Fenella, giovane muta insidiata dal principe Alfonso, da lui rinchiusa in carcere per non turbare le nozze con Elvira. La ragazza è infatti un tipo forte e insofferente. Non è disposta a subire. Fugge dalle prigioni e si presenta davanti alla chiesa dove si celebra l’atteso matrimonio. Viene notata proprio da Elvira che impietosita le offre la sua protezione. Al momento però di presentarla al marito, la povera muta lo riconosce, suscitando lo sdegno della nobildonna che ripudia il consorte. Fenella a quel punto viene inseguita dalle guardie ma sfugge all’arresto, riparando da suo fratello Masaniello, a Portici. Questi, scoprendo cosa è accaduto alla sorella, decide di vendicarsi scatenando la rivolta della popolazione. Elvira nel frattempo, perdona il marito ma i due disorientati e impauriti dalla furia dei sudditi, decidono di scappare. Durante la fuga, raggiungono la casa dove abitano Fenella e Masaniello. La Muta è compassionevole e, grazie all’inaspettato aiuto di suo fratello procura un’imbarcazione ad Alfonso con la quale può fuggire assieme ad Elvira.

La rivolta esplode in tutto il suo fragore ma è male organizzata. Masaniello, ebbro di potere, non riesce a gestire il comando. Nel frattempo Alfonso cambia idea: ha riorganizzato le sue truppe e marcia verso il palazzo del duca occupato, avendo la meglio. Masaniello invece verrà trucidato dalla folla per aver difeso Elvira dal linciaggio. Fenella, assistendo alla scena, decide di suicidarsi buttandosi da una rupe.

Estremamente appassionato l’allestimento scenografico di Carmine Maringola, essenziale, ma con tonalità rosso e oro, funzionale alla regia dinamica della Dante, abile a togliere orpelli a un titolo musicalmente non straordinario che nell’originale mostra la sua età e l’appartenenza al genere sorpassato del Grand Opèra. Acrobatiche le coreografie di Sandro Maria Campagna, così come fresco, vivido e tipicamente meridionale lo stampo registico della Dante capace di ‘verizzare’ l’ambientazione esotico-italiana della storia caratterizzandola con elementi popolani e religiosi tra bancarelle di arance e verdure, nasse e reti di pescatori, statue iconizzate. La Dante si conferma maestra nel rielaborare le storie di eroine tormentate e combattenti. Come non ricordare la famosa Carmen scaligera di qualche anno fa. Attenta la direzione del maestro francese Alain Guingal e l’esecuzione di Orchestra e Coro del Petruzzelli, quest’ultimo diretto da Franco Sebastiani.

Trascinante l’interpretazione dell’attrice Elena Borgognoni, tarantolata Fenella. Contrastante invece la prestazione dei cantanti, a partire dalla soddisfacente Elvire, la messicana Maria Alejandres, proseguendo con un Alphonse piuttosto leggero (Maxim Mironov) e i convincenti Masaniello (Michael Spyres), Pietro (Christian Elmer) e Borella (il barese Domenico Colaianni). ‘La Muette de Portici’ sarà in replica anche domani 13 marzo e venerdì 14, alle 20 e 30.

12 marzo 2013

Nico Andrisani