Il Governo Meloni tenta di risolvere entro l’anno le spinose questioni legate al futuro dell’Ex Ilva, di Ita Airways e Tim, che coinvolgono il destino di oltre 25mila lavoratori in tutta Italia. apertura, ex ilva, governo, prestito ponteIl ministro Urso parla di “una situazione grave”, che registra un crollo della produzione crollata di 7 tonnellate di acciaio dal 2005 ad oggi: da 10 milioni ai 3 milioni di tonnellate nel 2021. Inoltre, si evidenzia un’esposizione per centinaia di milioni verso Snam ed Eni.

Resterebbe inalterata la data di maggio 2024 per il il trasferimento della maggioranza allo Stato. Contro questa soluzione si schierano i sindacati che vorrebbero ArcelorMittal definitivamente fuori dall’ex Ilva, a causa di una gestione “fallimentare”. “Lo Stato non può continuare a foraggiare una gestione che se ne infischia del futuro degli stabilimenti sotto ogni punto di vista, in barba a qualsiasi accordo preso. Il Ministro Urso mantenga la parola data e dia una forte accelerata al riequilibrio della governance dell’acciaieria, piuttosto che tornare a finanziare l’indifferenza di AM.” Così Ubaldo Pagano, Capogruppo PD in Commissione Bilancio a Montecitorio.
“Se i rumors intorno al nuovo decreto-Ilva si rivelassero veri, saremmo di fronte a un clamoroso passo indietro dello Stato su una questione che più volte si è impegnato a risolvere. I lavoratori sono sempre più bistrattati, le esigenze di una intera comunità sono silenziate da tempo, le prospettive vengono puntualmente tradite. Un altro prestito vorrebbe dire certificare che allo Stato questa situazione sta tutto sommato bene. È ora di dire basta e ascoltare le ragioni di una città che soffre da decenni. Il Ministro Urso se ne faccia carico.”