“Il sito Bosch di Bari ha dato molto al territorio in termini di occupazione e di crescita. È indubbio, altresì, che come lavoratori siamo stati sempre corretti e leali in questi anni per
soddisfare tutti gli obiettivi aziendali. Prevedere 700 esuberi in 5 anni significa dare un duro colpo al nostro territorio“. Così Donato Pascazio, segretario generale Fim-Cisl Bari, ha esordito stamattina, 1° febbraio, nella sala Beatrice Romina del Comune di Modugno, in occasione di una riunione tra i rappresentanti regionali dei sindacati Fim-Cisl e i lavoratori dello stabilimento. Il summit è stato necessario per fare il punto sul paventato rischio di 700 esuberi su un organico di 1700 persone che potrebbe realizzarsi nei prossimi 5 anni. Hanno partecipato alla tavola rotonda, voluta e organizzata dai sindacati, il sindaco di Modugno Nicola Bonasia, il vicesindaco Beppe Montebruno, il consigliere comunale e rappresentante RSU Fim-Cisl Vincenzo Scelsi e ovviamente il già citato Donato Pascazio.

L’annuncio di crisi dello stabilimento barese, nonché il più grande tra le officine italiane, ufficializza quanto la sopravvivenza dell’intera fabbrica sia in grave pericolo a causa del passaggio ormai inarrestabile alle auto elettriche. La vicenda ha mandato ovviamente su tutte le furie i sindacati che ora cercano di proporre delle valide alternative di riconversione produttiva per evitare i licenziamenti.

“È necessario prevedere due linee di intervento: la prima è interna al Gruppo Bosch attraverso interventi di solidarietà interna con la possibilità di valutare le produzioni in eccesso in altri siti e sistemarli presso lo stabilimento di Bari. La seconda, invece, coinvolge il governo italiano e il MISE in modo tale da agevolare la riconversione industriale e garantire il futuro allo stabilimento di Bari e agli oltre 1700 lavoratori. – Pascazio poi prosegue – Il sistema Italia deve essere pronto a questo cambiamento repentino nel settore automotive e finanziare la riconversione a tutte le grandi aziende del settore. È in ballo il futuro di migliaia di lavoratori e delle loro famiglie”.

“Si tratta una battaglia che affronteremo insieme fino alla fine: è una vertenza che mai avremmo voluto vivere ma che riguarda l’anima del nostro territorio. Se si pensa alla zona industriale della nostra città non si può che pensare alla Bosch. È il primo vero banco di prova del Paese Italia nel recepire fattivamente quel processo di trasformazione verso il green. Dobbiamo essere forti e tenere duro, dobbiamo essere pronti a battere i pugni sul tavolo per sostenere le nostre ragioni. Siamo e saremo al vostro fianco sia negli atti formali che fisicamente“, conclude il sindaco Bonasia, dimostrando di avere a cuore il destino di quei 700 dipendenti e dei loro affetti.