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Domani, sabato 11 dicembre, si terrà a Bari, in Piazza della Libertà, alle 9:30 una manifestazione organizzata da Cgil e Uil Puglia per protestare contro una manovra economica che penalizza il Sud. Sarà presente anche il Segretario Generale della Cgil, Maurizio Landini, al quale saranno affidate le conclusioni. Tra i motivi della protesta, però, ci sono anche i benefici economici minimi concessi alla popolazione appartenente alla fascia più bassa di reddito, l’aumento dell’inflazione ma anche il sistema delle pensioni che, secondo i segretari generali di Cgil e Uil della Puglia, Pino Gesmundo e Franco Busto, sta ritornando alla riforma Fornero, e la situazione del lavoro che resta a tempo determinato. Quella di domani sarà solo la prima delle manifestazioni che proseguiranno con lo sciopero generale del 16 dicembre.

“La Puglia intende dare il suo contributo di mobilitazione per chiedere al Governo e alle forze politiche di cambiare una manovra ingiusta e inadeguata e che penalizza soprattutto il Sud, per questo confermiamo la manifestazione di sabato 11 a Bari in Piazza Prefettura alle 9.30 e lavoriamo per la riuscita dello sciopero del 16 dicembre dichiarato dalle nostre organizzazioni nazionali” commentano i segretari generali di Cgil e Uil della Puglia, Pino Gesmundo e Franco Busto.

“I provvedimenti di natura economica e sociale presi – sottolineano – sembrano ignorare la condizione in cui vive la maggioranza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, così come dei giovani afflitti da un precariato che colpisce oggi e nel futuro, perché impedisce di costruire un percorso previdenziale degno. Lamentiamo un intervento che non è strutturale e non va nella direzione della progressività. Si concedono minimi benefici economici alle fasce di reddito più basse, di contro c’è un’inflazione e un aumento generalizzato dei prezzi che sta erodendo i redditi da lavoro e pensioni, tra i più bassi d’Europa”. Gesmundo e Busto ricordano “la scelta incomprensibile da parte delle forze politiche di destra di bloccare gli sgravi per i redditi oltre i 75 mila euro da utilizzare per attenuare il rincaro delle utenze. Un segnale anti sociale che sostenendo redditi più alti, cioè maggiormente presenti nelle aree più ricche del Paese, non fa che aumentare anche i divari territoriali”.

“Sulle pensioni si è scelto di non aprire un confronto strutturale di riforma del sistema, c’è un pieno ritorno alla riforma Fornero senza riconoscimento del carico del lavoro di cura delle donne, che impedisce loro di accedere in primis al lavoro, come dimostrano i dati Istat, e poi alla pensione o comunque di averla poverissima, per via del lavoro intermittente o part time. Una riforma che chiediamo anche alla luce dell’attuale struttura del mercato del lavoro, dove non si immagina nulla per frenare un precariato che è il marchio distintivo anche di questa ripresa. Il Pil cresce ma il lavoro rimane a tempo determinato, quasi sempre povero per via delle tante forme di accesso precario legiferate in questi anni. Cosa che spinge tanti giovani soprattutto al Sud a scegliere di emigrare. Da un lato stiamo lavorando affinché gli investimenti legati al Pnrr e ai fondi strutturali creino nuovo sviluppo nel Mezzogiorno, spingendo su colmare divari territoriali e sociali, dall’altro si predispone una legge di bilancio che non tiene conto delle condizioni che vivono i lavoratori, i pensionati, le regioni del Sud, e anzi rischiano di aggravare le situazioni di contesto. Un controsenso – concludono i due segretari – contro il quale chiamiamo tutti i cittadini a sostenere le nostre rivendicazioni e a partecipare alle nostre iniziative”.