Questa mattina è stato organizzato un sit-in di protesta davanti alla sede Bosch di Bari contro l’introduzione del green pass obbligatorio per i lavoratori. Da oggi, infatti, in tutte le aziende pubbliche e private è obbligatorio mostrare il certificato verde che sia per avvenuta vaccinazione, guarigione dal covid o dopo aver effettuato tampone.

Alla protesta hanno partecipato una ventina di dipendenti non vaccinati che chiedono a gran voce un aiuto da parte dell’azienda sul costo dei tamponi. “Fermo restando che siamo fermamente convinti della utilità dei vaccini, per noi resta critica la questione Green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro” tuonano i sindacati Fim, Fiom, Ugl e Uilm.

“Non si può pagare per lavorare – sottolineano i sindacati – la Bosch che fa della beneficienza la sua virtù, sempre pronta ad aiutare i propri collaboratori che da anni danno l’anima per garantire produzione e qualità, sta seguendo le direttive arroganti e discriminatorie di Confindustria”.

“La RSU ha chiesto da tempo un aiuto sulla questione tamponi, per garantire sia il salario che la continuità lavorativa. I costi dei tamponi ammonterebbero a circa 180 euro al mese, in aggiunta ai giorni di cds, gestiti in maniera non equa in tanti reparti (come già denunciato dalla RSU). Inoltre, come aggravante, la Direzione del Personale, ha gestito la procedura gestione Green Pass in maniera unilaterale senza confrontarsi con la RLS e la Commissione no-covid. La nostra speranza è che l’azienda torni sui suoi passi e aiuti tutti i lavoratori non vaccinati a non dover gravare sullo stipendio per pagare i tamponi”.