La ripartenza della quotidianità di un tempo sembra avviata, a causa della flessione pandemica, però, presenta il conto. Non solo quello inerente alle utenze per famiglie e imprese, su cui il governo Draghi sta lavorando a un contenimento dei costi. Il conto, dicevamo, scaturisce anche dalla carenza di materie prime, in particolare di: rame, ferro, acciaio, mais, caffè, grano, soia, legname, semiconduttori, plastica e cartone per imballaggi.

Cerchiamo di approfondire, attraverso le dichiarazioni di Brendan Murray, Enda Curran e Kim Chipman alla multinazionale dei mezzi di comunicazione di massa Bloomberg. “I produttori di materassi, le case automobilistiche, i produttori di fogli di alluminio, stanno acquistando più di quanto necessario, per sopravvivere alla velocità vertiginosa con cui la domanda di beni sta crescendo e per placare la paura che prima o poi torni a spegnersi. Le carenze, i colli di bottiglia nei trasporti e le impennate dei prezzi si stanno avvicinando ai livelli più alti nella storia recente, sollevando la preoccupazione che un’economia globale sovralimentata possa alimentare l’inflazione”.

Non solo, i magazzini si sono svuotati anche per altri fattori come l’incidente di marzo nel Canale di Suez. L’imprevisto ha causato un rallentamento del traffico marittimo e, di conseguenza, un ritardo di consegna delle merci ai depositi. Siccità e cambiamento climatico attenzione, però: il clima è sempre cambiato hanno contribuito a depauperare l’acquisizione di materie prime.

Veniamo al nòcciolo della questione: tali fenomeni nuovi e verrebbe da dirlo post pandemici si riflettono sui costi per la comunità. Infatti da circa un decennio non si registrava un analogo aumento dei prezzi al consumo. Ad esempio: il rame registra un + 47% rispetto ai livelli pre-crisi; il grano un +12%, la soia un +15%, il legno per pallet un +20%, il nichel e lo zinco un +51%, e l’alluminio un +26%; inoltre il petrolio è già tornato ai livelli pre-covid dopo il crollo dell’anno scorso.

Non si può ancora stimare se i prezzi torneranno a scendere in poco tempo, mentre è sicuro che non si sappiamo quando si concluderà la carenza di materie prime e dunque della produzione.