Il reddito di cittadinanza ha fatto passare la voglia di lavorare. La denuncia, come già anticipata da un ristoratore barese che ha dovuto sudare per trovare il personale per il nuovo locale, arriva proprio dal settore dell’ospitalità a tavola.

Il sussidio non favorisce di certo il lavoro. In tanti, giovani e non, preferiscono lavorare a nero per non perdere il reddito di cittadinanza e nel caso di una proposta ci pensano a lungo prima di rinunciare. “Troppo assistenzialismo in questo senso fa male, incentiva la disoccupazione e soprattutto la richiesta di lavoro in nero, mettendo in difficoltà i piccoli imprenditori. La politica dovrebbe battere un colpo, anche perché le esperienze lavorative, come ad esempio quella di cameriere in un locale, sono formative per un giovane studente, fanno curriculum e sono considerate positivamente dalle aziende che assumono” sottolinea Paolo Bianchini presidente di Mio Italia, Movimento imprese ospitalità.

Motivo per cui il ministro del Lavoro Andrea Orlando è intenzionato a commissariare l’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, e a mandare a casa il suo presidente Mimmo Parisi. Una gestione che ha smascherato il disastro del reddito di cittadinanza, ma soprattutto il ruolo dei 3mila navigator che in realtà si è rivelato inconcludente.

Stando ai dati diffusi da un quotidiano nazionale, i giovani che percepiscono 780 euro di reddito di cittadinanza, rinunciano a uno stipendio mensile di 1500 euro per fare i camerieri o 2500 per i cuochi.

Nei dai dell’Anpal si evince come i quasi 3mila navigator abbiano generato l’assunzione di soli 423 persone, facendo restare al palo 1 milione e 650mila precettori di reddito che in realtà non hanno mai fatto il colloquio preliminare o ricevuto la mail.

Voci di corridoio dicono che al posto di Parisi subentrerà Pasquale Tridico dall’Inps. Un modo per riuscire a risanare quanto provocato dal reddito, ma soprattutto per ridimensionare i Cinquestelle.