La zona rossa per la Puglia potrebbe non essere più confermata fino al 20 aprile, ma il numero dei contagi sempre in crescita e la Sanità in ginocchio non lasciano pensare al futuro con fiducia. In questo tragico scenario c’è una categoria totalmente abbandonata dal Governo, quella delle Partite Iva. Nelle ultime ore in tutta Italia nascono movimenti di protesta che tentano di dare voce al popolo dei “non essenziali”. Non fa eccezione Noicattaro; noi abbiamo ascoltato ad alcuni noti imprenditori della zona.

Gaetano, Daniela, Alessandra, Andrea. Nomi di persone che racchiudono storie, racconti di un sogno che un giorno è diventato realtà e ha preso il nome di un’attività commerciale.
Gioielleria, abbigliamento e calzature, parrucchieri ed estetisti, siamo andati a trovarli e ci siamo fatti raccontare come si vive oggi con una partita iva sulle spalle.

«Il commercio e le partite iva sono il cuore pulsante del nostro Paese – dice Andrea Di Fino, titolare di “ModaOro Andrea”, storica gioielleria a Noicattaro – lo Stato si è dimenticato di noi. Non è difficile comprendere che gioiellerie e assembramenti è un binomio in forte contrasto; la riapertura in totale sicurezza è senza dubbio possibile. La mia attività è aperta dal 1987 e mai come oggi mi sento privato di un mio diritto, lavorare».

Daniela Difino è la titolare di “Dandy”, negozio di abbigliamento femminile: «Quando è scoppiata la pandemia ci è stato chiesto di rispettare nuove normative in fatto di dispositivi di sicurezza, abbiamo disinfettato le attività, i capi, eppure oggi a un anno di distanza siamo nuovamente chiusi e non è cambiato nulla, nel nostro piccolo riusciamo perfettamente a contenere il numero degli ingressi e la distanza tra le persone. I ristori non tengono minimamente conto degli investimenti che continuiamo a fare. Siamo ormai delusi da provvedimenti quasi scellerati, penalizzanti».

Alessandra Ciavarella è una giovane imprenditrice, socia di “Hair Rooms”, salone uomo/donna: «Abbiamo inaugurato la nostra attività il 14 aprile 2019 e tra pochi giorni festeggeremo il secondo compleanno in lockdown. Quasi metà del tempo, dalla nascita di Hair Rooms, l’abbiamo passato con una mascherina addosso. Affrontiamo tutti i giorni sacrifici, non ricordiamo nemmeno più i volti felici delle nostre clienti quando sono contente di un nuovo taglio, abbiamo dovuto imparare a leggere i loro occhi. Oggi però le preoccupazioni, sul piatto della bilancia, pesano di più. Vogliamo lavorare, siamo chiusi senza sostegno alcuno».

Gaetano De Florio è un’istituzione in campo di abbigliamento uomo/donna e cerimonia; lamenta l’assenza di linee guida per la prossima stagione: «Abbiamo aziende che vogliono vendere le nuove collezioni, ma non sappiamo se i matrimoni si faranno. Voglio essere fiducioso nel futuro e spero di poter presto tornare ad alzare la serranda della mia attività, che è casa mia, con la gioia e l’entusiasmo di sempre».

Tutti loro, come tante altre migliaia di imprenditori in tutta Italia, attendono segnali concreti da parte del Governo, è necessario comprendere che dietro la dicitura “non essenziale” ci sono volti, persone, nomi, che chiedono solo una cosa: rispetto.

di Federica Di Fino