“Riempiamo le piazze, riapriamo l’Italia il 7 aprile”. A gridarlo in coro sono PIN, Movimento Io Apro, MIO Italia, Lo Sport è Salute, La Rete delle Partite Iva e Apit Italia, in rappresentanza di migliaia di lavoratori, pronti dopo Pasqua a ripartire nonostante le restrizioni imposte dal Governo.

“Se non ci riaprono loro, facciamo da soli – spiega il presidente di PIN, Antonio Sorrento -. Eliminare il coprifuoco, aprire le attività economiche, la scuola, lo sport, la cultura. Il 7 aprile ristoranti, bar, pub, pizzerie, palestre e tutte le categorie Sportive apriranno le porte ai clienti”.

“Saremo tutti insieme per manifestare contro le chiusure e contro il ministro Speranza che, di fatto, ha portato a fine vita il tessuto produttivo del nostro Paese, costituito dalle piccole imprese – continua -. Il prossimo martedì 6 aprile, a Roma, in piazza di Spagna, PIN, Movimento Io Apro, MIO Italia, Lo Sport è Salute, La rete delle Partite Iva, Apit Italia faranno massa critica e scenderanno in piazza, con l’obiettivo di coinvolgere anche gli imprenditori indecisi. Poi, il giorno successivo, mercoledì 7 aprile, qualunque siano le decisioni del governo centrale, ristoranti, bar, pub, pizzerie, Palestre e tutte le categorie sportive apriranno le porte dei loro locali. Lo ribadiamo tutti insieme: è una questione di sopravvivenza”

“Le misure urgenti adottate oltre ad avere del ridicolo sono assolutamente controproducenti – scrive in una lettera indirizzato al sindaco Decaro il presidente dell’associazione La Formica, Domenico Tarantini -. Sono state chiuse le scuole negando ai ragazzi la didattica in presenza a causa dei contagi per poi vederli per strada senza mascherina accalcati vicino le fermate dei pullman o alla stazione senza controlli adeguati. Per la prima festa pasquale la gente ha affollato mercati e supermercati per riuscire a comprare ciò che serviva per il menù delle Palme, anche qui senza la presenza di chi dovrebbe vigilare. Ci sono categorie che sebbene rientrino nelle restrizioni, continuano a tenere la serranda a metà permettendo alla clientela di fare acquisti, beffeggiando e ridicolizzando chi, invece, cerca di obbedire alle regole per rispetto delle autorità”.

“Da settimane siamo in zona rossa ora rafforzata, ma quello che si sta vedendo a Bari è tutt’altro che vicino a un lockdown – continua -. I sacrifici vengono richiesti solo agli esercenti colpiti dalle chiusure anticipate quando tutti e dico tutti dovrebbero essere chiamati ad atti di responsabilità, a rispettare le norme di prevenzione ed evitare affollamenti. Alla luce di quanto scritto e a nome di tutti i commercianti barese, le anticipo che le attività riapriranno il giorno 7 aprile. Il sacrificio deve essere generale. Se la chiusura è prevista per le ore 18 significa che nessuno dopo tale ora deve essere per strada, non esiste commerciante di seria A e/o di serie B. Ogni attività ha la sua importanza e tutte devono chiudere all’orario stabilito, le restrizioni vanno estese a tutti. I tanti negozi che avevano previsto e fatto investimenti in vista del periodo pasquale, hanno visto svanire quel minimo spiraglio di luce. Ad aprile le proroghe sugli sfratti saranno terminate, questo significa che tanti commercianti saranno costretti a versare ai proprietari i mesi arrettrati e in questa situazione nessuno potrà pagare certe somme. Risultato? Più del 30% delle attività non alzerà più la serranda e aumenteranno sempre di più i suicidi, grande dramma di questi ultimi tempi”.

“Non c è stata da parte dei nostri politici nessuna iniziativa economica, come destinare una parte del proprio stipendio per iniziative benefiche, dando il segno di vicinanza verso i cittadini che oggi sono chiamati a fare dei sacrifici enormi. Sacrifici che vengono chiesti solo a noi e non a voi che ci governate e che in qualità di superiori dovreste dare l’esempio. Ci state negando il primo articolo della Costituzione Italiana, principio fondamentale “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro – conclude -. Questo malcontento viene alimentata da questa modalità in cui vengono presi i provvedimenti, che non sempre hanno giustificazione nei numeri dei contagi. Si rende necessario un vero lavoro da parte di tutte le istituzioni perché tutti e dico tutti s’impegnino in questo momento storico e rendano omogenee le restrizioni o tutti chiusi o tutti aperti. Noi il 7 aprile riapriamo”.