Adesione oltre ogni più rosea aspettativa, lo sciopero attuato nei giorni scorsi dagli operai dello stabilimento Bosch di Bari-Modugno è stato un successo. Alla delegazione scioperante mancava solo l’Ugl.

Due i grandi temi per cui i sindacati avevano diramato la chiamata alle armi, in senso lato si intende: il rinnovo del contratto nazionale e la mancanza di un piano industriale per il sito locale, tanto che alle 4 ore di sciopero iniziali ne erano state aggiunte altre 4 per il continuo tergiversare su temi relativi alla prospettiva industriale sempre più incerta per Bari.

“Con i sindacati stiamo rivendicando l’aumento dei salari – ha spiegato Sebastiano Pantaleo, della Fiom Cgil – per chiedere che siano equiparati a livello europeo. C’è stata una trattativa, su cui ha inciso molto la pandemia del covid; l’interruzione della trattativa e la chiusura di Confindustria ci hanno portato a proclamare questo sciopero”.

“Siamo contenti della riuscita dello sciopero, c’è stata un’adesione dei lavoratori al 98% – ha aggiunto il collega Francesco De Carne – lo si vede anche dai parcheggi vuoti, al contrario degli altri giorni. Abbiamo bisogno di un piano industriale che possa garantire gli attuali livelli occupazionali”.

“Oggi è vero che Bosch sta avendo un picco di lavoro dovuto ai volumi che per fortuna arrivano da altre location, e quindi stiamo lavorando – ha evidenziato Michele Ungaro, della Uilm Uil – ma come oggi abbiamo un picco di volumi alto, a marzo avremo un picco di volumi basso, ci stiamo preparando a questo e ai problemi che potremo avere. Non vogliamo fare la fine di altre aziende che si sono trovate a discutere il problema dopo la crisi”.

“Dal 2008 siamo sempre stati flessibili e disposti a fare ai sacrifici – ha ricordato per tutti uno degli operai, Livio Portoghese – speriamo con questa unità sindacale, con questo sciopero, di poter dare un messaggio forte all’azienda, affinché ci possa garantire un lavoro sicuro, un futuro per noi e per le nostre famiglie”.

Al di là del successo per l’iniziativa, l’aria nello stabilimento è pesante, tra gli operai si propaga il malcontento e l’umore tutto è tranne che sereno. L’azienda, a quanto pare, sta chiamando gli operai per proporre il passaggio a part time; tra i corridoi si vocifera di proposte di licenziamento senza dimissioni, garantendo però un bonus di buonuscita e la possibilità di usufruire della Naspi, l’indennità mensile di disoccupazione.

Il lavoro scarseggia, si avverte la mancanza di un piano industriale, mentre gli operai sono alle prese con turni straordinari, di sabato notte, domenica mattina e pomeriggio, per recuperare la produzione persa a causa del lockdown. A voler provare a guardare oltre, le previsioni per quando arriverà lo sblocco dei licenziamenti, l’aria si fa ancora più pesante. Le previsioni sono di un massiccio ricorso alla Cigo Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, dato che, al momento, non si conosce una eventuale programmazione per il biennio 2021/2022 da parte dell’azienda.