L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha causato enormi problemi all’economia dei paesi più colpiti dalla pandemia. Per questo motivo, dopo notti di trattativa, l’Unione Europa ha stanziato il fondo di recupero, ben noto come Recovery Fund.

Nonostante in questi giorni la stampa nazionale abbia più volte trattato il tema, in molti non hanno ancora capito cosa è in realtà. “Sono i figli del Mes, del cosiddetto meccanismo di stabilità – spiega il professor Salvatore D’Alesio, l’unico docente in Europa di Diritto e Finanza Comunitaria dell’Università di Camerino -. Un fondo salva Stati che non so fino a che punto sia stato un vero e proprio gesto di solidarietà soprattutto per il Mezzogiorno”.

“Al sud d’Italia servono aiuti concreti. Non dobbiamo caricarci di altri debiti. Il Recovery Fund è un prestito che prima o poi deve essere restituito. L’Italia – continua il professor D’Alesio – ha tanti prestiti e pochi aiuti e nel frattempo il debito pubblico si appresta a diventare il secondo più alto a livello mondiale. Se si aggiungono anche i prestiti della comunità europea non so dove andremo a finire”.

I sindacati sono altrettanto preoccupati su come il Recovery Fund possa impattare sul mondo del lavoro. “Non sappiamo cosa il Governo voglia fare con questi fondi e ancor meno siamo certi su quali siano i vincoli che l’Europa ci imporrà per accedere a questi fondi, speriamo che vengano investiti per rilanciare il lavoro” sottolinea il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone.

Un’altra preoccupazione dei sindacati riguarda i licenziamenti. “Ad agosto – aggiunge il segretario dell’Ugl – finisce il tempo in cui i licenziamenti sono bloccati. Se dovesse essere prolungato e quindi si dovesse far ricorso alla cassa integrazione, verrebbe attuata sempre la politica passiva nel mondo del lavoro. Negli ultimi tre mesi abbiamo perso quello che ci abbiamo rimesso negli ultimi 12 anni, con l’inizio della crisi del 2008”.

“Spero che il Governo abbia una maggior attenzione sulle varie procedure di licenziamenti collettivi che inevitabilmente si apriranno nei prossimi mesi – aggiunge Antonio Caprio, segretario Ugl Bari -. Prorogare l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, in questo periodo storico, è fondamentale, ma è opportuno formare i lavoratori. Da fonti certe sappiamo che probabilmente ci saranno oltre 3 milioni e mezzo di disoccupati in più e questo significa che anche le casse dell’Inps andranno in default. Per questo motivo – conclude Caprio – i sindacati devono rinnovarsi per riuscire a dare le giuste risposte ai lavoratori. I fondi comunitari possono rilanciare il mondo del lavoro, ma bisogna prima dare maggiori garanzie ai lavoratori”.