“Condizioni di lavoro che altro non sono che una legittimazione di un ricatto padronale con uno stipendio inferiore alla paga spettante”. Così la confederazione Cobas Puglia in una nota definisce l’accordo che la settimana scorsa ha sbloccato la vertenza Comdata-Network Contacts sul mandato del gestore Wind.

“Comprendiamo il difficile contesto in cui hanno operato i sindacati firmatari dell’accordo – continuano nella nota – ma che questi poi abbiano avuto la sfrontatezza di definire il risultato raggiunto una grande vittoria è davvero un’offesa al buon senso, oltre alla dignità dei lavoratori che subiranno gli effetti di tale intesa”.

“L’intesa prevede la riduzione dei permessi retribuiti di diritto – sottolinea Cobas entrando nel merito dei fattori che andrebbero a penalizzare i lavoratori -, nessuna maggiorazione per il lavoro svolto nei giorni festivi, congelamento degli scatti di anzianità, riduzione del 30% della tredicesima mensilità, nessuna erogazione dell’Elemento di Garanzia Retributiva per 260 euro lordi annui e l’estensione da 12 a 24 mesi del livello retributivo d’ingresso. In più, per esigenze tecnico-organizzative, l’azienda potrà richiedere fino a 3 ore volontarie di lavoro supplementare o straordinario alla settimana, con un minimo di 2 ore: le ore derivanti da questa norma e non utilizzate andranno accantonate e la direzione aziendale potrà richiedere la prestazione successivamente, retribuendola con un buono pasto cartaceo del valore di due euro e cinquanta centesimi”.

“Si legittima un’azienda che ha vinto una gara d’appalto per commesse dell’Inps – concludono denunciando alcuni principi dell’accordo -, e quindi effettua un servizio pubblico, a concorrere con altre aziende del settore derogando alla retribuzione minima nazionale e, come se non bastasse, si coinvolge la stessa società in un contratto di programma, che poi significa ingenti finanziamenti pubblici”.

“Pertanto – conclude la Cobas – invitiamo tutti i lavoratori che parteciperanno alle assemblee sindacali, indette per venerdì 25 ottobre, a pretendere un referendum certificato con voto segreto in merito all’intesa e a bocciarla in modo categorico. Inoltre, chiedono al Parlamento di intervenire, approvando subito una Legge di giustizia sociale in materia di appalti pubblici, salario minimo e democrazia sindacale”.