Da anni stiamo tenendo alta l’attenzione sulle sorti dello stabilimento Bosch di Bari. Lo abbiamo fatto anche in tempi non sospetti, quando gli stessi sindacati tentavano di tranquillizzare gli operai sul rischio di centinaia di licenziamenti. Il tempo di ha dato ragione. Fin dal primo minuto in cui è entrata in azienda la Ugl ha tentato di svegliare chi dormiva sonni tranquilli, forse troppo. Tante le dichiarazioni sul futuro dello stabilimento Bosch di Bari lette finora da parte dei vertici della multinazionale tedesca, che non lasciano adito ad interpretazioni o fraintendimenti e che negli ultimi mesi di sono fatte più frequenti. Una specie di avvertimento, una minaccia per qualcuno.

Cominciando da quella dell’AD Italia Dambach di aprile scorso: “O si cambia o è il dramma, rischiamo di dimezzare Bari!”, seguita da quella del Presidente Denner pubblicata sulla intranet aziendale a maggio: “Su Bari, sfortunatamente e nonostante gli enormi sforzi, non ci sarà modo di evitare misure di ristrutturazione”, per poi arrivare all’intervista pubblicata ieri 6 Agosto sul Sueddeutsche Zeitung e riproposta da Ansa, in cui Denner afferma: “Il vento in poppa non c’è più, non saremo in grado di mantenere l’alto livello di rendimento dello scorso anno e ci saranno conseguenze sui lavoratori, soprattutto negli stabilimenti diesel, per i quali stiamo facendo tutto il possibile per attuare il calo in modo socialmente accettabile”.

“Siamo seriamente molto preoccupati per il futuro dello stabilimento di Bari e dei 1850 lavoratori diretti oltre che per tutto l’indotto sul territorio barese – afferma il Segretario Nazionale UGL Metalmeccanici, Antonio Spera-.  Il rischio di perdere ancora altri posti di lavoro, altre professionalità, altre risorse altamente qualificate in un territorio già martoriato da altre multinazionali che hanno chiuso i battenti e da sempre minacciato dal baratro della disoccupazione, che è arrivato a sfiorare il 50% nell’ultimo anno, non ce lo possiamo permettere”.

La UGLM, attraverso il Segretario Provinciale di Bari, Samantha Partipilo, aveva già denunciato ai lavoratori ed alla stessa Direzione Aziendale di Bosch, nel corso dei vari incontri istituzionali, che gli investimenti proposti (2 linee pompa diesel CP4, 3 componenti e-bike, 30 codici meccanica fine) non avrebbero ridotto gli esuberi né tantomeno avrebbero saturato la forza lavoro.

Per questo motivo la UGLM di Bari aveva richiesto un incontro ai membri dell’Executive Board Management della divisione Powertrain di Bosch, in visita nello stabilimento di Bari lo scorso 1 agosto, e di fronte al diniego di un incontro anche di soli 30 minuti si era deciso di allestire un sit in di protesta davanti ai cancelli dello stabilimento.

I lavoratori della Bosch di Bari vivono di stenti con gli ammortizzatori sociali dal 2009, e già sono stati ridotti in questo decennio da 2500 a 1850 unità, in maniera volontaria ed incentivata. Non possiamo permettere che si continui a fare saving sulla vita di quei lavoratori che sono stati e sono ancora oggi la spina dorsale di uno stabilimento di eccellenza tecnologica nel territorio di Bari. “Chiediamo a Bosch uno sforzo maggiore, che si impegni a portare nel sito di Bari nuove produzioni, in settori diversi dal diesel, anche non automotive – tuona il sindacato – e di continuare a fregiare il nostro territorio della sua imponente presenza e della sua tecnologia per la vita. Bosch Bari non si tocca”.