Uno sciopero che fa discutere e non che non riesce a mettere tutti d’accordo. Stamattina in piazza Libertà, a Bari, è andata in scena la prima delle due giornate di mobilitazione dei lavoratori nella vigilanza privata e servizi fiduciari, indette a livello nazionale da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. Contraria, e dunque assente, per aver deciso di non aderire, l’Ugl.

Chi c’era chiedeva il rinnovo del contratto, fermo da oltre tre anni, condizioni di lavoro migliori e maggiori tutele, a fronte di una flessibilità definita ormai senza regole. A detta delle sigle che hanno proclamato la protesta, le imprese vorrebbero far sottoscrivere un contratto nettamente peggiorativo, tra riduzione del trattamento di malattia, riduzione del riposo giornaliero in mano alle imprese, riposo settimanale nella media dei 14 giorni e possibilità di spostarlo oltre il 14° giorno, con aumenti salariali insignificanti.

“Le stime parlano di un’adesione nazionale e regionale del 10% – ha commentato Antonio Caprio dell’UGL -. Allo sciopero della vigilanza, dinnanzi alla Prefettura di Bari, tre organizzazioni sindacali portano per tutta la provincia solo una settantina di guardie giurate, tra cui molti di essi non aderenti perché in ferie”.

“Ancora una volta avevamo ragione noi – ha aggiunto -. Lo sciopero non era lo strumento giusto per rivendicare i diritti; in questo modo hanno fatto l’ennesimo regalo alle aziende. Al tavolo delle trattative di settembre, le parti datoriali avanzeranno ancora più pretese. Noi volevamo lo sciopero delle prestazioni di lavoro straordinario a livello nazionale”.