Il 28 luglio scorso è stato nominato commissario straordinario dell’Arpal, Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro, per un mandato trimestrale, eventualmente rinnovabile, in questo breve lasso di tempo trascorso, Vito Pinto, professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università di Bari, un’idea molto chiara di come stanno le cose nei centri per l’impiego della Puglia se l’è fatta. E come vi abbiamo fatto vedere tempo fa, non affatto rose e fiori, anzi, stando alle sue parole, siamo più nel campo (santo) dei crisantemi.

Pinto ha portato a termine il suo compito: ora sta alla Regione, sulla base degli atti, decidere la strategia ma ha certamente una consapevolezza più dettagliata di quella che è la situazione. Non basta, però, far partire l’Agenzia. Serve volontà politica e determinazione per risolvere i problemi. Ma durante il suo periodo da commissario straordinario, Pinto ha incontrato diversi ostacoli sul suo cammino: molta gente, non solo in politica, non ha ancora l’idea della dimensione del problema e il reddito di cittadinanza rischia di aggravare la situazione.

In primis c’è una questione di carenza del personale, poi c’è bisogno che il contatto tra l’operatore e chi ha bisogno di assistenza sia qualificato, per fare questo ci vogliono delle competenze che nei centri per l’impiego non ci sono ancora. In più, ci sono tutta una serie di attività, come l’acquisizione di informazioni, che devono essere gestite attraverso un sistema informatizzato”.

Insomma, manca il personale, manca un sistema informatizzato e mancano degli immobili adeguati, problema questo che però non dipende dalla Regione, ma dai Comuni che le mettono a disposizione per Legge. Con le strutture informative adeguate, considerato il tipo di assistenza richiesta da coloro che si sono recati nei centri per l’impiego, e considerate le attività che i centri devono realizzare, mancano circa 500 persone in tutta la Puglia. Probabilmente è un paradosso, ma nei centri per l’impiego c’è molto lavoro da fare.