La stabilizzazione dei 510 lavoratori nella sanità pugliese non accontenta tutti. C’è ancora un piccolo esercito di precari che tale resterà anche dopo che il nuovo dg della Asl Bari ha firmato le attese delibere. Si fanno chiamare “Precari Don’t stop”, sono centinaia, utili come tappabuchi per coprire le ferie estive e per fare i doppi turni ma adesso esclusi dalla stabilizzazione. Pubblichiamo la loro lettera di protesta.

Da un lato abbiamo gli infermieri vincitori che idonei del concorso targato Asl Ba che complessivamente formano una graduatoria di circa 1600 persone, e dalla quale attingeranno tutte le asl pugliesi. D’altra parte abbiamo i beneficiari del decreto Madia. Tutti i riflettori sono puntati su loro, dalle testate giornalistiche, alle lotte sindacali e politche, tutto scommesso su quella fetta di infermieri che per molteplici anni hanno avuto la fortuna di vedere i propri contratti a termine rinnovarsi continuamente, perché presenti in una graduatoria di avviso pubblico, per soli titoli, girata e rigirata come un calzino.

O ancora i beneficiari del DPCM 06/03/2015 che hanno preso invece un altro treno ossia la fortuna di aver diritto alla riserva del 50% dei posti a concorso, e soprattutto la possibilità di essere esonerati dalla prova preselettiva al concorso, una prova che verte su quiz di cultura generale, logica ecc..nessuna attinenza dunque con l’ambito sanitario, e che ha fatto strage di partecipanti.

Insomma ognuno si è visto passare davanti agli occhi dei “treni” su cui salire al volo, e noi invece a quale fortuna ci aggrapperemo? Perché ebbene ci siamo anche noi, centinaia di “Precari Don’t stop” (è cosi che ci facciamo chiamare), gli ultimi arrivati temporalmente parlando, ma soprattutto gli ultimi, gli esclusi perché messi nella zona d’ombra da una dirigenza che ufficiosamente afferma di voler mandarci a casa a partire dal primo novembre, dopo averci “usati” come tappa buchi per coprire le ferie estive, facendo doppi turni, reperibilità oltre quelle contrattuali.

Un eclatante paradosso se si pensa che gli organi ministeriali competenti prendendo in riferimento dati non aggiornati all’attuale fabbisogno del personale, ma piante organiche ferme al 2015, hanno stabilito che in Puglia abbiamo più infermieri rispetto alla media nazionale; eppure gli ospedali pugliesi sono al collasso, enormi sono le difficoltà nel gestire i reparti e garantire l’assistenza ai pazienti, niente riposi garantiti, personale sotto stress ridotto all’osso e carenza di oss con conseguente demansionamento degli infermieri.

Questa è la realtà in cui viviamo noi infermieri in Puglia, noi che aimè abbiamo innescato una guerra tra poveri per fare a gara a chi tra quelli del concorso, quelli della Madia, deve accaparrarsi per primo il “posto fisso”, puntando ad estromettere noi ultimi che siamo fuori da tutto ciò, sottovalutando che siamo tutti colleghi con il fine comune di lavorare e che d’altronde ci sarebbe spazio per tutti se pensiamo che da quella graduatoria concorsuale dovranno attingere tutte le asl pugliesi andando così a smaltirla velocemente. A questo si aggiunge che ogni asl pugliese agisce autonomamente, per cui le sorti di ognuno di noi sono realmente affidate al fato.

Ci rivolgiamo al nuovo governo perché è da lì che auspichiamo in modifiche sostanziali quali lo sblocco definitivo dei blocchi assunzionali del 2004, sblocchi del turnover, la spesa vincolata dal piano di rientro. Insomma tutti vincoli ministeriali dolorosi che limitano l’azione regionale. Cosi facendo si possono ampliare le piante organiche, conseguire i LEA, puntando cosi ad una buona sanità.

Basta mettere a rischio l’incolumità dei pazienti e la salute degli operatori sanitari. Basta affidare il “diritto al lavoro” alla sorte. Basta lasciare aggrappato ad un filo il futuro di centinaia di noi che vivono nell’incerto quotidiano. L’incerto fa paura, perché ti assedia da ogni lato e non ti da pace; essere precari significa non poter pianificare, significa procastinare all’infinito l’idea di creare una famiglia, e significa anche sottostare a logiche di potere.

E’ per queste ragioni che negli ultimi mesi abbiamo deciso di agire sfilandoci i panni di infermieri per indossare quelli della protesta. Non è possibile mantenere il silenzio di fronte a questo svilimento di una categoria fondamentale per la tutela della salute nel nostro paese. Non possiamo più accettare di essere trattati come “tappabuchi” da sfruttare e poi gettare via, senza aver alcuna possibilità, o come insulsi numeri da usare per i trionfi sindacali e politici.

Ci rivolgiamo a voi tutte sigle sindacali, a voi OPI, spargete la voce insieme a noi e fate arrivare in regione e al governo il nostro grido che è la battaglia di tutti, indistintamente. Ci viene da pensare che forse l’unica cosa a tempo indeterminato in questo paese sia proprio la precarietà, o perlomeno questo è il nostro timore più grande.