Lo stipendio medio è poco meno di quanto spetta ad un dipendente con regolare contratto part-time, pur essendo il lavoro su turni di 9 ore al giorno. Ciò che fa la differenza rispetto al negozio cinese di prossima apertura a Palo del Colle, per intenderci quello dove hanno strappato la maglietta a giornalista e operatore durante il colloquio di lavoro, è la mancanza del periodo di prova a nero.

Le persone occupate a vario titolo nell’ipermercato Max Cina, la cui inaugurazione è prevista il 2 agosto in quello che fu il capannone di “Primissimo” sulla statale 96, sono una ventina. Si tratta di 19 italiani e un africano. La paga non è il massimo possibile, ma il clima all’interno dell’ipermercato è collaborativo. Nessuna prevaricazione. Per la maggior parte si tratta di giovani e padri di famiglia con poche alternative.

Johnny, il proprietario, ha 40 anni. Vive in Italia da 25 anni, si sente più italiano che cinese. È convinto che non si possa essere considerati buoni o cattivi imprenditori in funzione della razza. Il giudizio – dice – deve essere dato in funzione di ciò che si riesce a costruire, tanto sotto il profilo imprenditoriale quanto sotto l’aspetto umano. Siamo andati da lui convinti di trovare il solito muro, invece ci ha fatti entrare nel punto vendita da 8000 metri quadrati in cui si vende praticamente qualsiasi cosa. I prezzi? Stracciati. Il detersivo Svelto costa 59 centesimi: “Mai visto una cosa simile nella storia umana”.