“Gli operatori socio sanitari specializzati sono oggetto di pressioni insopportabili da quando le organizzazioni sindacali hanno rivendicato il corretto inquadramento e lo svolgimento esclusivo delle mansioni di operatore socio sanitario”. In una lettera del 24 maggio scorso, il segretario generale della Cgil Funzione Pubblica, Domenico Ficco, avvalora quanto denunciato dai lavoratori.

“Le pressioni vanno da procedimenti disciplinari a tappeto, rivolti all’intero personale, alle continua pressioni ad personam affinché fossero rassegnate le dimissioni volontarie – si legge ancora nella denuncia -, sino all’imposizione di turni spezzati per tutti (tre ore al mattino e tre al pomeriggio), fortunatamente rientrati dopo forti proteste sindacali”. Non è tutto. “Da ultimo – viene sottolineato – al fine di vanificare le rivendicazioni al superiore inquadramento e con chiaro intento punitivo, molti degli ausiliari socio sanitari specializzati sono stati adibiti esclusivamente a compiti di pulizie degli spazi comuni, ovvero al servizio mensa, ossia allo svolgimento di mansioni inferiori a quelle del proprio profilo professionale”.

Siamo venuti a conoscenza del fatto che ad essere licenziato non è solo il dipendente di cui vi abbiamo dato conto, ma ce ne sono di sicuro altri due. L’azienda avrebbe già pronte altre lettere in modo da portare a compimento il piano sfumato con il tentativo di licenziamento collettivo. “La sequela di decisioni ritorsive e vessatorie – continua nella lettera Ficco – sta provocando gravi danni alla salute psicofisica dei lavoratori, con riflessi sulle relazioni sociali e familiari, di cui sarà chiamato a rispondere ogni responsabile, anche per omessa vigilanza”.

In assenza di risposte da parte dell’azienda, che dal canto suo rispedisce le accusa al mittente, gli ausiliari continuano a svolgere mansioni di ogni tipo, promiscue e potenzialmente pericolose. Senza soluzione di continuità passano dalla mensa alla sala operatoria, dall’obitorio alla somministrazione di alimenti – per cui in tanti non sono stati neppure formati -, dalle pulizie al rifacimento dei letti.

La situazione è esplosiva, soprattutto perché gli altri destinatari della comunicazione continuano a restare silenti. Nessun intervento da parte di Regione Puglia, Asl Bari, N.I.S.R. regionale, Ispettorato del Lavoro provinciale, Inps e Inail. La GVM, proprietaria della Clinica Santa Maria – come detto – definisce quanto denunciato “presunte violazioni contrattuali” prive di fondamento. A questo punto, essendoci organi preposti e competenti, sarebbe necessario un parere super partes, che stabilisca cosa realmente stia accadendo all’interno della Clinica Santa Maria.

C’è un aspetto che fa riflettere. Prima che il fronte sindacale si spezzasse, Cgil, Cisl e Uil avevano chiesto compatti di “ricevere la convenzione di accreditamento vigente di tutte le attività ospedaliere ed extra ospedaliere con tutti gli allegati, in particolare quelli indicanti il personale dichiarato in servizio e quello richiesto ai fini dell’accreditamento”. Quelle carte non sarebbero state ancora fornite.