Va al lavoro per svolgere il suo regolare turno, ma gli viene consegnata una lettera a mano dopo essere stato invitato a non indossare la divisa. Da quel momento e dopo 26 anni non era più un operatore socio sanitario della clinica barese Santa Maria.

Il dipendente non sa leggere e allora raggiunge un collega, che conferma il verdetto: “È la lettera di licenziamento, mi dispiace”. Secondo quanto riferiscono alcuni lavoratori, il gruppo GVM sta tentando in tutti i modi di ridurre il personale di una decina di unità, raggiungendo quota 36. Sarebbe così portato a compimento il piano sfumato alcuni mesi fa attraverso il tentativo di un licenziamento collettivo.

L’azienda smentisce, ma alcune lettere di contestazione fanno riflettere. Esattamente come fanno pensare le missive consegnate al dipendente, poi licenziato. All’uomo, un 61enne, è caduto il mondo addosso, non solo per essere rimasto senza lavoro e per averlo saputo in quel modo, ma anche a causa della tragedia che si è consumata qualche giorno dopo.

Sua moglie, non è certo se in conseguenza al licenziamento toccato al marito, ha avuto un malore ed è morta. L’ex ausiliario della Santa Maria si è ritrovato improvvisamente solo, senza occupazione, stipendio, ma soprattutto vedovo. Non sarebbe questo l’unico licenziamento fatto finora dalla struttura sanitaria privata.

Inizia nel modo peggiore una seconda fase di racconti, anche con foto e testimonianze dall’interno, su quanto accadrebbe nella Clinica Santa Maria. Circostanze pesantemente denunciate dai sindacati anche ai silenti organi di controllo e sempre escluse dal gruppo GVM della famiglia Sansavini.