La Asl di Bari perde in primo grado e poi in Appello la guerra del cosiddetto “tempo tuta”, portata avanti con tenacia dal sindacato Usppi. La notizia della condanna nei due gradi di giudizio è di alcuni mesi fa. Per chi ancora non lo sapesse, parliamo del cospicuo risarcimento che l’ente pubblico ha dovuto riconoscere ai suoi dipendenti per il tempo impiegato nell’indossare e svestire la divisa di lavoro.

Leggendo attentamente la sentenza, scopriamo una cosa che finora non era emersa. La Asl di Bari avrebbe potuto evitare di pagare 18 anni di risarcimenti, ovvero quelli relativi al periodo compreso tra il 1995 e il 2013, se solo si fosse costituita in giudizio nei termini di legge e avesse quindi fatto una banale eccezione, una di quelle di cui è capace anche uno studente di Giurisprudenza.

Quale? Il risarcimento, eccependo il ricorso, poteva essere prescritto per via dei tempi, ben superiori ai 5 anni. Se pensate che ad un solo dipendente sono andati 35mila euro e la pioggia di cause già pronte, si può facilmente immaginare quanti soldi la Asl avrebbe potuto risparmiare, magari devolvendo quella cifra in favore di uno dei servizi al cittadino in cui non eccelle.

Come se non bastasse, poi, pur conscia di non essersi costituita in giudizio, è ricorsa in Appello. Lo stesso studente di Giurisprudenza, avrebbe potuto consigliare di desistere, evitando quindi di sprecare altri soldi, perché il giudice d’Appello si basa su quanto prodotto in primo grado. Insomma, l’Usppi si è appuntata una sacrosanta medaglia, i dipendenti hanno ottenuto più del rimborso sperato, ma parafrasando una pubblicità, verrebbe da dire: ti piace vincere facile? In questo caso è andata così.