“Le pretestuose e gravi dichiarazioni rese dal presidente delle Fal, in merito alla vertenza sul premio di risultato ai propri dipendenti non corrisposto sino a oggi, hanno fatto sì che i lavoratori arrabbiati hanno risposto in massa allo sciopero di quattro ore indetto per la giornata del 26 febbraio scorso”. In questo modo i sindacati, Filt Ugil, Fit Cisl, Uil trasporti, Faisa Cisal e Ugltrasporti, ribattono alle parole del presidente delle Ferrovie Appulo Lucane, Matteo Colamussi, ai microfoni del TGNorba, riguardanti lo sciopero del 23 marzo. Nella nota stampa i sindacati hanno voluto sottolineare le ragioni per cui hanno indetto l’astensione al lavoro.

“Il salario dei dipendenti – scrivono nella nota – fatto passare all’opinione pubblica come equivalente a uno stipendio di un docente universitario, è assolutamente falso e fuorviante, ed è servito solo per demonizzare i lavoratori delle Fal, che quotidianamente lavorano con grande senso di responsabilità e favoriscono l’ascesa dell’azienda sempre più protesa al raggiungimento di bilanci in attivo. Tutto ciò ignorando il giusto riconoscimento economico per aver contribuito ai raggiungimenti degli standard di bilancio con un attivo progressivo negli anni”.

“La realtà – continuano i sindacati – è che sono circa dieci anni che non viene riconosciuto un premio ai lavoratori e le organizzazioni sindacali, proprio per andare incontro alle esigenze aziendali espresse dalla presidenza e porre fine alla vertenza, nella riunione precedente la rottura delle trattative, avevano chiesto di stabilire una cifra per il pregresso che potesse ragionevolmente colmare i dieci anni di mancata corresponsione a fronte di una produttività ed un efficientamento aziendale. Ciò non è stato possibile perché nell’ultima riunione il presidente aveva fatto una piccola offerta con la clausola: prendere o lasciare”.

“Noi rispondiamo – concludono nella nota – che il tempo è oramai scaduto e si annunciano altre lotte sindacali nel breve termine con l’astensione dal lavoro dei dipendenti di 24 ore se il presidente non dimostrerà concreta disponibilità a chiudere la vertenza”.