“Non è giusto, anche io devo sopravvivere, togliendomi il lavoro non so come fare, ho figli da mantenere”. Ha la voce rotta dal pianto, trattiene a stento le lacrime una dei 46 ausiliari della Clinica Santa Maria licenziati dalla casa madre GVM per essere riassorbiti, con una busta paga più bassa, dalla SIA, dello stesso gruppo: “Non so bene quanto in mano prenderò, ma non navigo nell’oro. Ho 53 anni e trovare adesso un nuovo lavoro non è facile”.

Esausti e pronti a tutto. Ieri una parte degli ausiliari licenziati hanno presenziato all’incontro tra azienda e sindacati presso la sede della Confindustria di Bari. Un annunciato nulla di fatto. Sembra che l’azienda ormai abbia preso la sua decisione. Sulla faccenda abbiamo provato a sentire l’amministratore delegato della clinica, Sergio Felici. Poche risposte e tanto visibile imbarazzo.

La faccenda, però, almeno a sentire i sindacati, andrebbe molto oltre l’aspetto lavorativo delle 46 persone coinvolte nel licenziamento. Senza ausiliati sembrerebbe che il gruppo GVM possa persino mettere a rischio l’accreditamento sanitario con la Regione Puglia, per questo l’invito generale al presidente Emiliano.

Il caso della Clinica Santa Maria potrebbe fare scuola. Gli altri imprenditori del ramo sanità, infatti, guardano alla conclusione della vicenda per decidere a loro volta il da farsi. La Uil avverte: “È un problema regionale. Domani è pronta CBH non con 46, ma con 300 ausiliari”. Ora ci sono altri trenta giorni per tentare di trovare una soluzione, con fortissimi dubbi sul buon esito della vertenza.