Dopo un sonno lungo alcuni anni, in cui forse si pensava di risolvere i problemi aziendali per inerzia, senza neppure convocare tutte le ore di assemblea a disposizione, i rappresentanti sindacali unitari della Bosch di Bari hanno messo il coltello tra i denti. Martedì 18 luglio, infatti, Fim, Fiom e Uilm hanno proclamato uno sciopero di 8 ore in tutto lo stabilimento Bosch BarP, per intenderci, a differenza del comparto riservato alla ricerca e alla progettazione, quello che rischia maggiormente di contare il maggior numero di “morti” tra gli operai.

Il comunicato affisso sulle bacheche è di quelli che i tesserati avrebbero voluto leggere molto tempo fa. In questi casi si dice meglio tardi che mai. “Tramite i suoi responsabile – scrive unitariamente la Rsu Bosch – sta effettuando riunioni in reparto in cui illustra il ‘Suo’ piano industriale direttamente ai lavoratori, con toni fortemente intimidatori”. La mossa aziendale a loro dire è molto chiara.

“Intimorire i lavoratori e cercare subdolamente di scavalcare il sindacato che sin da subito ha rigettato tale proposta”. Peccato che l’intervento in gamba tesa sia arrivato quando forse ormai molte delle decisioni sono state prese e in assenza di altri finanziamenti pubblici, centinaia di lavoratori rischiano di rimanere a casa.

“Aggiungiamo che gli stessi Rsu non sono stati convocati alle riunioni in questione – denunciano – in piena violazione sia del ruolo che gli stessi Rsu rappresentano, sia del loro status di lavoratori”. I sindacalisti vogliono ricordare all’azienda e forse anche a loro stessi, che: “Noi Rsu siamo lavoratori di questa azienda e come tutti gli altri lavoratori abbiamo il diritto di ascoltare cosa dicono i dirigenti aziendali sul futuro di questa azienda”. Poi la presa di posizione risoluta. “Di questo – scrivono – parleremo con i nostri avvocati, per intraprendere azioni legali nel pieno rispetto di una trattativa così importante, che ci vede tutti impegnati anche sui tavoli istituzionali. Decidere unilateralmente di andare in questa direzione dimostra sin da subito che strada si vuole intraprendere in questa vertenza”.

Ora che le gambe iniziano seriamente a tremare, il fronte potrebbe tornare compatto, in modo da avviare una reale stagione di lotta sindacale per rivendicare il posto di lavoro e il salario.