La crisi dello stabilimento Bosch di Bari è perfino più grave di quanto avevamo denunciato alcune settimane fa nell’editoriale in cui difendevamo, con le unghie e con i denti, l’inchiesta portata avanti nell’ultimo anno. 

Stamattina in Confindustria Bari l’azienda ha presentato un piano per i prossimi cinque anni con l’obiettivo di contenere gli esuberi al 25% e non al 45% come previsto fino ad oggi. La maggior parte dei diritti conquistati dai metalmeccanici in anni di lotte andrebbero a finire nel cesso.

La cosa grave è che, quando un anno fa abbiamo sollevato la questione, gli stessi sindacati che adesso definiscono la situazione come “seria”, sminuivano il nostro lavoro e tranquillizzavano gli operai, ai quali domani la relazione presentata dalla Bosch sarà presentata in assemblea.

Il mercato dell’auto-motive è complesso e imprevedibile, ma ciò che appariva evidente fin da quando abbiamo iniziato a scrivere sulla Bosch, è che i volumi produttivi sono in diminuzione e gli ammortizzatori sociali sono vicini allo zero per effetto del Jobs Act. Alla luce di questa esemplificazione e in attesa di un piano industriale, la metà dei dipendenti della Bosch (45%) sarebbe in esubero.

Il colosso tedesco ha annunciato la possibilità, per ora non una certezza, di portare a Bari due linee del nuovo prodotto CP4. In questo modo, come detto, gli operai in più sarebbero 1 su 4, comunque un numero impressionante, anche in virtù dei milioni di euro pubblici drenati fino ad ora dalla Bosch. Ed ecco allora la strategia “ponte” che coprirebbe il periodo compreso fra il 2018 e il 2022: un piano in sei mosse.

1- Rinnovo contratto di solidarietà secondo i criteri del jobs act;
2- Riduzione dell’orario di lavoro fino a 30 a ore (2018 38 ore – 2019 35 ore – 32 2020 – 30 2021 – 30 2022);
3- Creazione di una banca-ore;
4- Contratto di prossimità, in deroga a tutti i contratti nazionali di lavoro e leggi in materia;
5- Retribuzione diretta e indiretta differita proporzionalmente in base all’orario di lavoro ridotto. E quindi riduzione di tredicesima, quattordicesima e indennità varie;
6- Maggiorazione turno e indennità di scorrimento congelate nel quinquennio 2018-2022.

I sindacati adesso si leccano le ferite e provano a convincere gli operai che non ci siano altra strada. Il prossimo e inevitabile passo sembra quello di coinvolgere la Regione Puglia, uno degli enti pubblici che più soldi ha versato nelle casse della Bosch. Nel messaggio inviato per telefono agli operai alla vigilia dell’assemblea di domani, i sindacati scrivono: “Vista la complessità dell’argomento rimaniamo a disposizione di chiarimenti ricordandovi che domani ci saranno le assemblee dove è importante partecipare”. In tanti, adesso, ci stanno contattando facendoci una domanda: “Dove sono stati fino ad ora i sindacati? Perché i momenti di crisi dobbiamo pagarli solo noi operai?”.

Facendo due calcoli approssimativi, ma verosimili, lo stipendio per il quinquennio sarà di mille euro, spicciolo più spicciolo meno. In questo modo si intende sopperire alla tardiva individuazione di una strategia per evitare di mandare a gambe all’aria lo stabilimento Bosch di Bari fin da subito vanto nel panorama metalmeccanico mondiale.