Il futuro della Bosch a rischio. La tempesta dello scandalo “Dieselgate”, infatti, rischia di abbattersi in maniera pesante anche sullo stabilimento di Bari. La paura è che si possano perdere centinaia di posti di lavoro.

Evidentemente ci avevamo visto lungo: da anni con la nostra inchiesta abbiamo tentato di far luce su come viene amministrato lo stabilimento barese. Adesso capiamo il silenzio di molti sindacati e dei vertici della stessa Bosch. Sono stati gli stessi piani alti dell’azienda ad ammettere il momento difficile al termine di un incontro in Confindustria. Il comunicato, forse per la tenacia della nostra tanto criticata inchiesta, non è nemmeno arrivato in redazione.

Si parla di una forbice tra 450 e, nello scenario peggiore, 850 esuberi nel giro di cinque anni. Insomma, c’è il rischio concreto che quasi la metà degli 1890 dipendenti dello stabilimento vadano a casa. Sarebbe una catastrofe non solo per gli operai, ma per l’economia barese.

La Bosch di Bari, infatti, produce quasi unicamente componenti per motori diesel, in particolare la pompa ad alta pressione Cp1h: un settore profondamente in crisi dopo lo scandalo sulle emissioni dei motori del 2015 che ha portato anche alla messa al bando dal 2025 delle auto diesel da parte di molte autorità nazionali.

Non solo. Tra le cause di questa crisi c’è anche la crescita dei motori elettrici e ibridi che ha come conseguenza una rapida riduzione delle quote di mercato dei motori tradizionali, in particolare diesel. L’unica soluzione, a questo punto, è una diversificazione degli investimenti, altrimenti il futuro della Bosch di Bari è segnato.