“Le bugie sono come i nodi: prima o poi vengono al pettine”. Questo è l’amaro commento a caldo del segretario generale della Feneal Uil Puglia, Salvatore Bevilacqua, al termine della riunione della Cabina di Regia sulla vertenza Natuzzi, tenutasi questa mattina al Ministero dello Sviluppo Economico, a Roma.

“L’unico fatto nuovo – spiega Bevilacqua – è che abbiamo avuto la sorpresa delle lettere di licenziamento già partite, a dimostrazione che non c’era alcuna voglia di trovare una benché minima soluzione. Del resto a nulla è servita la disponibilità mostrata dalle Istituzioni: la Regione Puglia e la Regione Basilicata hanno ribadito la volontà di proporre un prolungamento al 31 dicembre degli ammortizzatori sociali, con la cassa integrazione in deroga; il sottosegretario Bellanova ha spiegato che il Governo è disponibile a concedere ulteriori possibilità in tema di ammortizzatori sociali con ampia autonomia da parte delle Regioni interessate e per aziende che vivono questo tipo di situazioni. Ma non c’è stato nulla da fare”.

Bevilacqua ha anche spiegato che la Regione Puglia ha chiesto all’azienda un serio piano industriale che possa prevedere nel tempo il reintegro di quanti non abbiano voluto accettare gli incentivi per andare via volontariamente.

“Noi – ha aggiunto il segretario Uil – come sindacati, abbiamo chiarito che da domani saranno messe in atto nuove forme di lotta ed ovviamente non riconosciamo più la parte di accordo che avevano concluso perché faceva parte di un pacchetto complessivo che non esiste più. Ai lavoratori sarà inoltre garantita l’assistenza da parte di un pool di avvocati. Certo è che per anni il patron Natuzzi ha parlato della sua azienda come di una famiglia e dei suoi lavoratori come di figli. Da domenica ne lascia per strada oltre trecento”.

L’azienda, al termine dell’incontro, ha invece diramato una nota per ribadire con forza alcuni dei punti chiave comunicati anche nel recente incontro con le OO.SS., presso la Direzione Provinciale del Lavoro di Taranto: “Natuzzi – si legge – ha sempre tenuto fede agli impegni assunti in fase di accordo. Gli obiettivi degli Accordi sono sempre stati il recupero della competitività delle produzioni italiane del Gruppo e la gestione condivisa dei collaboratori in esubero strutturale. In nessuno degli Accordi siglati da tutte le parti al Mise, l’azienda si è mai impegnata a riassorbire nell’attuale organico del polo Italia i collaboratori in esubero”.

“Gli Accordi sottoscritti- prosegue la nota –  fissano l’organico del Gruppo agli attuali 1.918 collaboratori, in regime di solidarietà, e prevedono la ricollocazione esterna al polo Italia di 370 unità, oggi scese a 300 grazie all’incremento dell’incentivo per la mobilità volontaria deciso da Natuzzi, presso soggetti terzi, nell’ambito delle iniziative di reindustrializzazione. Natuzzi ha sempre sostenuto che si sarebbe impegnata a gestire in maniera condivisa gli esuberi rivenienti dal Piano Industriale presentato a partire dal luglio del 2013”.

“Proprio per rispettare questo impegno – sostiene l’azienda – da tre anni Natuzzi lavora senza sosta, impiegando mezzi e risorse proprie, per favorire la loro ricollocazione. Per superare i ritardi nell’attuazione del processo di reindustrializzazione del territorio – che non dipendono in alcun modo dall’azienda, ma dal perdurare di una congiuntura economica difficile e dall’assenza di imprenditori terzi disposti ad assumere in loco – Natuzzi ha varato, lo scorso 14 settembre, un nuovo Piano Sociale, rafforzando il progetto di ricollocazione Assist (con aumento dell’incentivo per le aziende disposte ad assumere gli esuberi a tempo indeterminato) e incrementando l’incentivo all’esodo volontario”.

“Inoltre, il Gruppo si è impegnato formalmente a costituire una New.co – peraltro contestata dal alcune sigle sindacali – destinata alla lavorazione del taglio del poliuretano per le imbottiture, da svolgersi nello stabilimento di Ginosa, che in base al piano industriale presentato potrà riassorbire circa 104 collaboratori. Con questa misura, gli esuberi strutturali scenderebbero a 196. Il Gruppo è fortemente impegnato a consolidare e mettere in sicurezza gli attuali 1.918 collaboratori che oggi lavorano in regime di Solidarietà, per i quali negli ultimi due anni l’azienda ha già trasferito la produzione di oltre 200.000 sedute dagli stabilimenti esteri in Italia”.