Foto SassiLand

Ad aprire le danze era stato Gaetano Fanelli, segretario della Uil Trasporti pugliese. Per la verità un ballo isolato, al quale non sono seguiti altri bali. A far risuonare la tarantella è Gianfranco Sarpi, autista e segretario RSA aziendale delle Ferrovie Appulo Lucane. Sarpi, fresco di nomina, non le manda a dire, a differenza di molti suoi colleghi che continuano a mantenere un atteggiamento accomodante nei confronti dell’azienda. Il sindacalista ha perso la bussola dopo aver letto l’articolo sul pugno in un occhio inferto dal capo deposito di Lagonegro a un autista dei bus, un suo collega. Pubblichiamo integralmente la lettera, perché conferma alcuni dei passaggi poco chiari denunciati in questo lungo anno di inchiesta giornalistica, che ci ha portato nelle aule di un Tribunale.

LA LETTERA – Mi chiamo Gianfranco Sarpi, sono un autista dipendente delle FAL e segretario aziendale FAISA CISAL di fresca nomina. Le invio alcune considerazioni riguardo il clima intimidatorio venutosi a creare quotidianamente nei luoghi di lavoro delle FAL .

Non c’è comunicazione dell’azienda ai lavoratori che non si concluda con “Saranno adottate sanzioni disciplinari”. Le belle parole, i sorrisi e il taglio dei nastri alle inaugurazioni, si traducono in azienda con il malcontento dei lavoratori. Nonostante il loro prodigarsi giornaliero, anche in situazioni al limite come la linea in radicale cambiamento per quanto riguarda i treni, e la Statale 96 ancora un enorme cantiere sul quale scorrono i i bus, non c’è mai stata una sola parola di ringraziamento indirizzata ai lavoratori.

Al contrario, in occasione dell’interruzione della linea treni da Palo del Colle a Bari, la scorsa estate, parecchi autisti posticiparono o rinunciarono alle ferie per assicurare il servizio, ma il ringraziamento dell’azienda andò solo all’utenza per la pazienza avuta nel sopportare il disagio. Nello stesso periodo, mentre si concludeva L’EXPO, ci capitò di leggere la lettera rivolta ai lavoratori dell’ATM da parte del presidente dell’azienda, il quale ringraziava tutti i dipendenti per come si era gestito il tutto, partendo proprio da chi lava i mezzi. In ultimo i dirigenti e quadri. La lettera finiva così: “da domani ricominciamo con la nostra difficile quotidianità”.

Da noi, invece, parole incentivanti non ci sono mai state e continuano a non esserci. Figuriamoci soldi del premio di risultato, che ci viene negato da anni adducendo la scusa della mancanza di soldi, salvo poi vantarsi sui media che le FAL sono in attivo, come se l’attivo non fosse il prodotto delle attività lavorative e invece piovesse dal cielo. Quando si parla del premio di risultato, il risultato è quello di subire la minaccia di eliminazione della contrattazione di secondo livello. Decine sono le richieste di incontri con l’azienda da parte delle organizzazioni sindacali. Richieste puntualmente ignorate, su varie problematiche, attinenti a varie categorie.

L’azienda decide la convocazione di incontro con i sindacati per la “attestazione presenze”, tornando alla carica esattamente un anno dopo la prima richiesta di far usare il badge anche al personale viaggiante. I sindacati hanno fatto allora presente come per il particolare tipo di lavoro e per la formazione dei turni, risulti oggettivamente complesso l’utilizzo del badge per il personale viaggiante. Dopo un anno, invocando un’inesistente norma del jobs act, l’azienda torna alla carica con un regolamento sull’uso del badge e relativo menù di articoli di sanzioni disciplinari che seminano panico e rabbia fra i lavoratori. Risultato? siamo in attesa di un incontro in Prefettura per scongiurare lo sciopero.

Questa amministrazione aziendale, cavalcando l’onda dei furbetti del cartellino, vuol far passare un’intera categoria di lavoratori come furbetti che vogliono eludere controlli sulla produttività, quando il lavoro del macchinista, del capotreno e dell’autista, sono certificati già dall’effettuazione del treno stesso o della corsa autobus. Ci sono, poi, documenti di bordo con firme che già attestano la propria presenza sul treno. Sugli autobus inoltre ci sono tessere personali (carta del conducente), ovvero disco tachigrafico, ovvero cedola giornaliera. Tutte cose che attestano anche la presenza del lavoratore.

Dopo l’irrigidimento del personale viaggiante a ribadire l’inutilità dell’obbligo del tesserino magnetico, è cominciata la caccia all’uomo vera e propria da parte dei capetti all’uopo, istruiti in una apposita riunione dove questi ultimi si sono sentiti autorizzati ad avere atteggiamenti vessatori nei confronti dei lavoratori. Atteggiamenti che hanno inasprito gli animi e che sono sfociati in episodi come quello di cui il suo giornale ha dato notizia. Non è chiaro perche l’azienda voglia questo primato in Italia di fare” badggiare” anche il personale viaggiante. Forse per giustificare i costi delle apparecchiature acquistate? Questo clima creatosi certo non giova alla tranquillità necessaria alle delicate mansioni di guida.

Distinti saluti
Gianfranco Sarpi, segretario RSA FAISA-CISAL