Ducento famiglie col fiato sospeso, pronte a scendere nuovamente in piazza il 18 febbraio prossimo davanti alla Prefettura di Bari. Sono quelle dei lavoratori in servizio ormai da otto anni al Centro per richiedenti asilo di Bari Palese. Si tratta di 178 dipendenti e 24 collaboratori, che forniscono servizi fondamentali per i circa 1.200 ospiti della struttura, che in realtà di ospiti ne potrebbe contenere 700. I lavoratori, per conto della cooperativa sociale Auxilium, si occupano di assicurare mediazione linguistica, preparazione dei pasti, assistenza sanitaria, servizio di pulizia ed igiene ambientale, assistenza ai bambini e primo soccorso.

Una questione particolarmente delicata e per certi versi incomprensibile: nel nuovo appalto per la gestione della strttutura, valido per un anno al massimo ribasso, non è stata prevista la clausola sociale, fondamentale per obbligare il nuovo gestore ad assumere il perosonale attualmente in servizio. L’insolita mancanza ha costretto i sindacati a scrivere al ministro dell’Interno, Angelino Alfano; al Prefetto di Bari, Carmela Pagano; al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; al sindaco di Bari e della Città Metropolitana, Antonio Decaro;  al ministero del Lavoro e a quello dello Sviluppo Economico, ma anche al Procuratore Generale del capoluogo pugliese, Anna Maria Tosto.

“Nonostante le istanze rappresentate dagli scriventi nel mese di ottobre 2015 in sede di convocazione presso la Prefettura di Bari – si legge nella nota a firma Cgil, Cisl Uil e Uglsiamo nuovamente a riscontrare che nell’avviso pubblico per l’affidamento della gestione del centro di accoglienza per richiedenti asilo alcun riferimento vi è al CCNL COOP SOCIALI  attualmente applicato e alla CLAUSOLA SOCIALE”. Nella comunicazione, a nome dei lavoratori si rivendica quanto stabilito dall’articolo 37 del contratto nazionale: il diritto alla conservazione del posto di lavoro nella fase di cambio di gestione.

Lavoro tra l’altro svolto senza aver avuto alcuna contestazione in passato. “È paradossale – tuonano i sindacati – che il bando dimentichi la clausola sociale proprio nel momento in cui il Parlamento sta trasformando la medesima legge, introducendola nel nuovo Codice degli appalti”. Ci associamo alla protesta dei lavoratori. Molti di loro con questa occupazione avevano finalmente raggiunto una certa stabilità tranquillità economica. In tanti, poi, hanno questo stipendio come unica entrata per il sostentamento della propria famiglia. Siamo certi che ci siano tutte le prerogative per porre riparo a questo assurdo paradosso.

LA LETTERA DEI SINDACATI