“Siamo letteralmente stupefatti del contenuto del codice di comportamento licenziato dalla giunta del
Comune di Bari che, accanto a prescrizioni ovvie e cavalcate dalla peggior stampa per colpire i dipendenti
pubblici (“i furbetti del badge” che nei casi previsti dalla legge comporta anche il licenziamento), affianca poi
un fantomatico art. 8 che vieta anche sui social network giudizi sull’operato dell’Ente”.

Domenico Ficco, Dino Di Gennaro e Davide De Gregorio, in rappresentanza della Funzione pubblica barese di Cgil, Cisl e Uil, esprimono tutto il loro sconcerto. Sì, perché così com’è scritto il regolamento lascia più di uno spazio a interpretazioni da censura di regime. “Delle due l’una – aggiungono i sinacati, che evidentemente non hanno ritenuto sufficiente il passo indietro chiarificatore dell’assessore comunale Angelo Tomasicchioo ci troviamo in un regime borderline, ai confini di un sistema che democratico non è più o la formulazione è talmente espressa male da dover essere seriamente e correttamente rivista. Inoltre, va sottolineato che se è vero che qualsiasi inettitudine o inefficienza commessa da un lavoratore pubblico diventa notizia pareggiata a un affare di Stato, non tolleriamo più che, nel parlare di pubblico impiego, si alluda sempre e continuamente a persone disoneste e nullafacenti.”

L’aria è particolarmente tesa, nonostante anche il sindaco Antonio Decaro abbia detto che, se necessario (ed evidentemente è necessario ndr.) il regolamento sarà riscritto nella parte più controversa. “I disonesti -precisano Cgil Cisl e Uil – allignano dappertutto, anche tra i politici e nelle istituzioni e la stampa è piena quotidianamente di pessimi esempi che mostrano una deriva del Paese, ed inoltre perché se da un lato si vieta ai dipendenti di esprimere un giudizio sui social dall’altro non si comprende perché il governo politico è libero di fare ciò che vuole, anche a mezzo stampa, quando decide di delegittimare del proprio operato proprio un dipendente. Siamo stufi che si continui a descrivere l’impiegato pubblico a tinte fosche, tanto da renderlo sempre e comunque destinatario di umiliazioni e punizioni. Ci ha pensato bene il governo in questi anni che, invece di produrre una vera riforma della Pubblica Amministrazione, continua a fare tagli e blocchi di turn over e, non ultimo, si produce, dopo una pronuncia perentoria della Consulta, in un aumento balordo ed irrisorio del Contratto nazionale di lavoro nonostante sette anni di blocco. Un aumento vergognoso che la dice lunga sulla stima (leggi disistima) che lo Stato ha dei suoi lavoratori, degni solo di spiccioli”.

Alla fine arriva anche il pensiero a chi ha la memoria corta. “Inutile ricordare che proprio il Comune di Bari ha la metà dei dipendenti in servizio di qualsiasi altra realtà metropolitana nazionale pur in presenza dello stesso numero di servizi da erogare – tuonano i sindacati –  Non è gia questo un elemento distintivo del buon operato dei dipendenti del Comune di Bari? Certo i colpevoli vanno puniti, come dovrebbe essere sempre in un Paese civile, ma la gran parte di loro deve essere rispettata perché attiene con scrupolo al proprio lavoro. Ma ormai è moda l’insulto operato senza mezzi termini nei confronti di tutti. E questo Codice di comportamento si ascrive nella stessa logica, tanto da fare notizia per l’impronta selvaggia e allusiva che contiene e non certo perché voglia semplicemente aggiornare prescrizioni vecchie di qualche anno. Noi crediamo, e speriamo, che dietro quella forma non si nasconda un modo di pensare che non è più tollerabile perché oltre a qualche disonesto, che va aspramente punito, ci sono moltissimi lavoratori che servono degnamente lo Stato e che non ci stanno più a essere vituperati! Pertanto, le nostre Organizzazioni, chiedono all’Amministrazione comunale, di aprire un tavolo per discutere insieme di un codice formulato in una forma rispettosa e corretta, come sono corretti e rispettosi i lavoratori del Comune di Bari”.