Esternalizzati tre anni fa, ora a rischio licenziamento gli operatori e montatori delle ex sette sedi periferiche Mediaset, compresa quella di Bari, cedute nel 2012 ad una società terza, la DNG Digital News Gathering, e che ora vuole licenziare metà organico. Dopo due interrogazioni in parlamento del deputato Manlio Di Stefano (M5S), i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle chiedono al Ministero di monitorare come promesso ed intervenire.

“L’accordo firmato tra la ex Videotime spa, del gruppo Mediaset, e la DNG, dello stesso gruppo – dichiarano i consiglieri regionali del M5S Antonella Laricchia e Grazia Di Bari –  garantiva cinque anni di commesse e la possibilità di riassorbimento in azienda in caso di crisi. Il 15 settembre scorso però si sono ufficialmente aperte le procedure di licenziamento per 32 su 72 lavoratori. Tra le varie sedi dislocate sul territorio italiano, nel mirino c’è il ridimensionamento anche di quella di Bari.”

La società avrebbe giustificato i tagli con l’esigenza di “correggere l’evidente squilibrio finanziario tra costi ed effettiva redditività delle attività”, eppure le due società si sarebbero impegnate 3 anni fa per almeno i primi 5 anni  “a individuare soluzioni finalizzate alla salvaguardia dell’occupazione del personale[…] non escludendo la possibilità di ricollocazione nell’ambito di Videotime”.

“Ad oggi la DNG lavora solo per la Mediaset, per cui non si comprende la reale necessità di licenziare del personale, se non l’opportunità politica del colosso di Berlusconi, da sempre vantatosi di non aver mai licenziato nessuno, di poterlo fare ora sotto altro nome. Le interrogazioni dei nostri Parlamentari, tra cui il pugliese Scagliusi (M5S), è stata depositata un anno fa, quando la situazione era ancora salvabile, con la promessa del governo di vigilare sulla questione, ma a distanza di un anno nulla è stato fatto, anzi la situazione è peggiorata. Per cui ci sentiamo di esprimere il nostro sostegno a questi lavoratori e rilanciare l’appello del deputato Di Stefano, di difendere i diritti dei lavoratori, auspicando, finalmente – concludono i consiglieri – un diretto intervento del ministero.”