Vertenza Auchan, per il momento niente di fatto. Dall’incontro del 12 maggio tra sindacati e azienda, per ora l’unico dato certo è che non ci sono certezze. Le parti sono ancora distanti e ferme sulle proprie posizioni. Auchan ha espresso il desiderio di rimanere in Italia, ma ciò che sembra essere una buona notizia, di fatto non le è, dato che per poterlo fare ha bisogno di ridurre il personale giudicato in esubero. Il ricorso a contratti di solidarietà proposto dalle organizzazioni sindacali è stato giudicato non idoneo, trattandosi di una misura transitoria. Dunque, tutto è ancora da decidere. La situazione attuale è stata ben spiegata dai vertici nazionali della CGIL FISASCAT alle strutture territoriali che pubblichiamo integralmente.

Care amiche e cari amici,
a seguito della giornata nazionale di sciopero del 9 maggio u.s., si è svolto a Roma il primo incontro con Auchan nell’ambito della fase di confronto sindacale prevista in ordine alla procedura di mobilità attivata dall’azienda con la sua comunicazione datata 24 aprile 2015.

Le Segreterie Nazionali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, dopo aver stigmatizzato i comportamenti tenuti dall’Azienda in molteplici realtà allo scopo di limitare l’adesione dei lavoratori allo sciopero, hanno concordemente criticato contenuto e toni della procedura di mobilità medesima, a partire dall’identificazione di un perimetro comprendente 32 dei 49 ipermercati presenti, e soprattutto il fatto che essa intenderebbe coinvolgere esclusivamente i lavoratori addetti alla vendita e alle casse, escludendo tutto il personale di regia dei punti vendita, con modalità evidentemente discriminatorie. Ciò è stato giudicato estremamente grave anche in considerazione del fatto che in un momento di difficoltà così marcato sarebbe stato
opportuno cercare di mobilitare unitariamente tutte le energie in uno sforzo concorde, invece che dividere strumentalmente il tessuto dell’azienda tra “garantiti” e “sacrificabili”.

Dopo aver richiamato la notevole rilevanza mediatica e politica assunta dalla vicenda, con l’eco vistosa da essa avuta sulla stampa e i mass-media sia locali che nazionali, nonché con la convocazione presso la Commissione Lavoro del Senato della Repubblica e l’ipotesi emersa in quella sede istituzionale di attivare uno specifico tavolo di confronto presso il Ministero dello Sviluppo Economico, le Segreterie Nazionali hanno unitariamente respinto al mittente la dichiarazione reiteratamente operata dall’azienda secondo cui fosse ascrivibile al Sindacato l’interruzione intervenuta il 12 marzo del tavolo di confronto attivato a partire dal mese di febbraio con all’ordine del giorno le misure da adottare per fronteggiare la situazione di crisi in cui Auchan è precipitata, dovuta a cause numerose e complesse, ma di cui meno responsabili di tutti è proprio quell’area estesa di lavoratori su di cui sarebbe intenzione dell’azienda far gravare unicamente il peso dei licenziamenti collettivi.

Dopo aver chiesto se – alla luce della sopravvenuta dichiarazione di parte aziendale secondo cui sarebbe stata risolta la vicenda relativa all’ iper di Cesano Boscone, scongiurandone in tal modo la chiusura – tutti i 144 lavoratori dichiarati in esubero in quella unità produttiva fossero da intendersi esclusi dalla procedura di mobilità, le Segreterie Nazionali hanno invitato formalmente l’azienda a ritirare la procedura di mobilità medesima e ad aprire un confronto volto a trovare soluzioni conservative dei livelli occupazionali in grado di fare fronte alla situazione di difficoltà attraversata dall’azienda, con il ricorso agli ammortizzatori sociali previsti in tal senso dalle vigenti norme di legge, in primis, i contratti di solidarietà, già ampiamente sperimentati in numerosi punti vendita Auchan nel corso degli ultimi anni, ripartendo i sacrifici in modo equo trai dipendenti dell’azienda.

L’azienda ha in sostanza respinto le critiche avanzate alla struttura e all’impostazione della procedura di mobilità, negando di aver agito con intenti discriminatori rispetto a determinati gruppi o fasce di lavoratori, ribadendo di essere stata costretta ad adottare misure estreme a causa della situazione insostenibile dell’azienda. Dopo aver escluso radicalmente l’ipotesi di poter procedere ad un ritiro della procedura di licenziamento collettivo avviata, avendo dichiarato che le è perfettamente chiaro che in mancanza di accordo sarebbe costretta ad applicare i criteri di scelta dei licenziati avendo a riferimento l’intero perimetro aziendale e non solo i 32 ipermercati su cui la procedura è stata formalmente aperta, l’azienda ha preso atto della disponibilità unitaria da parte di Filcams, Fisascat e UILTuCS a ricercare soluzioni alternative ai licenziamenti, ma nel contempo ha respinto l’Ipotesi che si possa prevedere in tale contesto un nuovo e più esteso ricorso ai contratti di solidarietà, essendo questa una misura intrinsecamente transitoria e quindi non idonea a fronteggiare una situazione di esubero strutturale e a realizzare una riduzione strutturale dei costi gestionali.

Dopo aver dichiarato che è merito dell’Amministratore Delegato, Dr. Espasa, se è venuto meno il problema ulteriore della chiusura dell’iper di Cesano Boscone (anche se ciononostante in quell’unità produttiva continuano ad essere dichiarati 63 esuberi, in luogo dei 144 inizialmente dichiarati), l’azienda ha sottolineato il fatto che nelle dichiarazioni fornite alla stampa il dr.Espasa ha ribadito la volontà di Auchan di rimanere in Italia e nell’attuale perimetro geografico, ma che proprio per tale motivo è urgente definire misure che consentano la messa in sicurezza dell’azienda sul versante dei costi oltre che attraverso un’attenta riconsiderazione delle politiche commerciali e di sviluppo, già parzialmente in atto. Da ciò deriverebbe la necessità di adattare la composizione della forza-lavoro alle nuove politiche gestionali e commerciali, non escludendo in prospettiva impatti diretti sull’organizzazione del lavoro, anche se al momento non è in discussione un nuovo modello organizzativo.

Le Parti si sono quindi aggiornate per il prossimo incontro al 22 maggio p.v., sempre a Roma, a partire dalle ore 11,00 nella sede che provvederemo a comunicarVi tempestivamente non appena ci sarà indicata dall’azienda, dopo aver siglato un verbale di riunione che non ha potuto fare altro che registrare il permanere di distanze tra le reciproche posizioni.