Segnatevi questi numeri: 1, 10, 15, 24, 27 e 30 aprile e poi 6 maggio. Sono le date in cui si sarebbero dovute tenere le riunioni per parlare del futuro degli 11 custodi (di cui un coordinatore) del teatro Petruzzelli. Un bel sei al superenalotto. Numero jolly 21 maggio, domani, giorno in cui finalmente azienda, sindacati e Fondazione dovrebbero formalizzare il trattamento definitivo da riservare ai guardiani del teatro.

Il loro tribolato passato – negli ultimi due anni fatto sopratutto di umiliazioni, rinunce e proteste plateali – sembrava essere a una svolta dopo la promessa del sindaco di Bari Antonio Decaro (allora anche presidente della Fondazione) di restituire ai custodi la dignità persa dopo essere stati alle dipendenze della Urbe, la società romana vincitrice della gara europea a settembre del 2013 e in extremis vincitrice anche dell’ultima, quella prima assegnata al Consorzio barese Mega e poi alla GSA di Udine. Entrambe estromesse prima dell’assegnazione definitiva dell’appalto annuale.

Al netto dei ricorsi e contro ricorsi, la nuova era è iniziata, ma il primo stipendio – quello di aprile – è stato leggero esattamente come quello dei tempi che furono. All’appello mancano circa 300 euro a busta paga: festivi, notturni. Insomma, niente supplementi. Non ci sarebbero i soldi per mantenere le promesse prese ormai diversi mesi fa nella stanza del sindaco, alla presenza di una delegazione di lavoratori e dei sindacati. Cos’è successo nel frattempo non si sa. I complottisti pensano addirittura che qualcuno si diverta a tenere gli 11 custodi sulla corda. Una teoria probabilmente troppo fantasiosa.

Intanto i custodi hanno dissotterrato l’ascia di guerra e sono pronti a rivendicare quanto gli spetta: un trattamento parificato a quello previsto dal contratto nazionale di riferimento delle Fondazioni lirico-sinfoniche. Nelle scorse ore si era parlato di scioperi e agitazioni, fino all’ultimo momento è stato in bilico anche il normale svolgimento della prima del Macbeth, la prima opera della stagione lirica. Alla fine tutto è andato come da programma, perché i custodi hanno voluto dimostrare di voler bene al teatro.

Il sovrintendente Massimo Biscardi ha iniziato un’operazione finalmente equa di alleggerimento e riorganizzazione. Siamo certi che sarà fatto tutto il possibile per mantenere le promesse prese in quella stanza, anche alla sua presenza. I lavoratori e il teatro hanno bisogno della serenità smarrita dopo i due anni di gestione commissariale targata Carlo Fuortes, al quale in molti, troppi, sono rimasti ingiustamente affezionati, continuando a difendere scelte anacronistiche che non vanno nella direzione del rilancio della Fondazione.