Domenico Curci ha 57 anni, da 32 lavora a Gioia del Colle come dipendente di Ansaldo Caldaie, la multinazionale che produce e si occupa della manutenzione di grossi impianti. Il suo mercato principale è quello mediorientale, tenendo conto del fatto che in Europa, di centrali per cui Ansaldo lavora, se ne costruiscono sempre meno.

Per Gioia del Colle, la multinazionale rappresenta una importantissima realtà economica, molti gioiesi vi sono occupati. Tra questi c’è anche il futuro genero di Domenico, che proprio grazie al lavoro in Ansaldo stava programmando il suo matrimonio. Fino alle 15:30 di giovedì scorso quando, insieme ai colleghi di lavoro, ha ricevuto il telegramma con cui l’azienda ha comunicato, dopo un anno di cassa integrazione, l’avvio della procedura di licenziamento collettivo per chiusura dello stabilimento. Considerato il crollo degli ordini, produrre a Gioia è troppo costoso, quattro volte in più che nei paesi “low cost”, come li chiama l’Ansaldo.

Cosa ne sarà di Domenico, di suo “genero”, e di tutti gli altri dipendenti dell’azienda? È presto per dirlo, i sindacati non sono stati a guardare, la battaglia in difesa del posto di lavoro è già partita. Lunedì mattina si ritroveranno davanti ai cancelli dello stabilimento per chiedere soprattutto un incontro con i vertici di Ansaldo, che hanno deciso di chiudere l’insediamento di Gioia nonostante proprio recentemente abbiano ricevuto delle grosse commesse.