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Fonte: Pagina Instagram di Michele Emiliano

Correva il 2005 e Nichi Vendola diventava presidente della Regione Puglia. Nel 2022 la Puglia è ancora governata dal centrosinistra – con pezzi di destra, ma lo diciamo sottovoce –, per effetto del secondo mandato (come per Vendola) di Emiliano. Sicuramente in regione disponiamo di eccellenze negli ospedali pubblici, e l’abbiamo rilevato. Tuttavia, dopo quasi vent’anni (20!) di rosso sbiadito, la Sanità non è di certo il fiore all’occhiello della Puglia. Dopo una lunga serie di avvicendamenti nella carica di assessore alla Salute – Alberto Tedesco (Socialisti Autonomisti di Puglia), Tommaso Fiore (tecnico), Ettore Attolini (tecnico), Elena Gentile (Partito Democratico), Donato Pentassuglia (PD)- eletto Emiliano, quest’ultimo tiene per sé la delega alla Salute; poi Salvatore Ruggeri (Unione di Centro) riceve la delega per l’integrazione socio-sanitaria – qualunque cosa significhi –, fino alla nomina di Pier Luigi Lopalco (tecnico) e, ultimo, Rocco Palese (indipendente di centrodestra). Nove assessori alla Salute, in 3 (4 con questa) legislature. Proprio l’attuale assessore pugliese Palese fu l’antagonista di Vendola alle regionali del 2010. Non solo: il predecessore di Vendola, Fitto, nominò Rocco Palese assessore al Bilancio e alla Programmazione.

Dal ginepraio della politica politicante possiamo finalmente tornare alla Sanità (non) in corsia. Ebbene, è notizia di ieri, 31 agosto, che in Puglia mancano più di 1.700 medici e le oltre 500 residenze sanitarie assistenziali sono prive di infermieri. Così la Regione ha autorizzato le aziende sanitarie locali ad assumere personale in pensione. Eppure il presidente di Regione aveva parlato di “giornata importante”, dopo la stabilizzazione di 523 dipendenti nell’ASL Bari. E adesso? Silenzio.

Sicché tentiamo di proferire noi alcune parole. È vero che la riforma delle pensioni del governo Conte 1 (quota 100) “ha acuito la grave carenza di personale, rischiando di compromettere l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”, come si apprende da un Servizio studi della Camera. I dipendenti delle aziende e degli enti sanitari ad aver usufruito di quota 100 risultano 7.225 (dato del novembre 2020). E però come leggiamo in Salute, sanità e regioni in un Servizio sanitario nazionale (Treccani) “la riforma costituzionale del 2001 ha conferito alle regioni un’autonomia nell’organizzazione dei propri sistemi sanitari”. Quella stessa “autonomia” che la maggior parte degli elettori ha confermato votando per il NO al progetto di riforma della Carta firmato dal già presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla ex ministra per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Ci avevano insegnato che la Sanità è un valore della sinistra. Forse abbiamo avuto cattivi maestri, o forse abbiamo una cattiva sinistra.