Non c’è fine al caos del 118 Barese. L’annunciata volontà di internalizzare il personale, ovvero assumere tramite la Sanitaservice autisti-soccorritori pagati dalle associazioni e i lavoratori in nero sotto le mentite spoglie di finti volontari, non ha fatto altro che alimentare avidità, illusioni, speranze, interessi personali e pesanti fratture tra gli addetti ai lavori. Ricostruire i fatti – quantomeno gli ultimi – non è impresa facile. In questo caso ci “limitiamo” a fare alcune riflessioni.

Dal primo settembre alcune delle 43 associazioni che gestiscono le postazioni del 118 nel Barese hanno annunciato di voler cessare l’attività, mettendo in cassa integrazione gli autisti assunti. Una litania sentita almeno un’altra mezza dozzina di volte negli ultimi anni. All’urlo “Ora basta” non sono mai seguiti i fatti, alimentando il sospetto che le proteste fossero principalmente legate alla voglia di ottenere più fondi per la gestione delle postazioni.

E siamo costretti ancora una volta a parlare della possibilità del collasso del sistema di emergenza-urgenza, a maggior ragione in un periodo storico legato al Covid e alla presenza dei turisti. La solita litania recitata a piacimento nei periodi in cui la minaccia potrebbe attecchire meglio. E sulla questione, manco a dirlo, è intervenuta la Prefettura, esattamente come successo mille altre volte in passato. Il rischio che le associazioni possano essere precettate per evitare l’interruzione del pubblico servizio è altissimo.

In una nota si legge: “Il collocamento in cassa integrazione degli autisti delle postazioni 118 dell’Asl di Bari, gestite dalle associazioni di volontariato potrebbe ingenerare seri problemi al servizio pubblico di emergenza 118, peraltro nel momento di maggiore afflusso turistico”. Nella nota, poi, si richiamano le responsabilità delle associazioni e “le conseguenze giuridiche, anche di natura penale, connesse ad azioni o omissioni atte a determinare l’interruzione di un servizio pubblico o a turbarne la regolarità”.

L’Ufficio del Governo si è reso disponibile a un tavolo di mediazione per cercare una soluzione che vada bene a tutti. Della questione tutti gli uffici regionali e la stessa Prefettura sono stati interessati almeno da aprile, seppure i mal di pancia erano scoppiati fin dal momento in cui, come sempre in pompa magna, si era annunciata l’internalizzazione del personale attraverso una graduatoria ad hoc. Ebbene, a distanza di mesi da annunci e promesse, il Coordinamento del 118 Barese sta ancora chiedendo alle associazioni di ricevere i vecchi turni del personale per riuscire a ultimare la benedetta graduatoria.

La Prefettura dovrebbe sapere che mai come in questo caso non esiste una soluzione buona per tutti, ma deve essere presa la scelta – seppure impopolare – capace di tutelare nel migliore dei modi gli operatori del 118, gli utenti pugliesi e quelli di passaggio. La burocrazia ci ammazzerà tutti, lo ripeteremo come un mantra, centomila volte se necessario. Tanto per fare un esempio, era stata bandita e assegnata la gara per l’acquisto delle ambulanze che la Asl avrebbe dovuto impiegare per sostituire quelle delle associazioni di volontariato, alle quali nelle more dell’internalizzazione era stato chiesto di provvedere alla sostituzione dei mezzi affinché rispondessero ai requisiti previsti dalla convenzione, in continua proroga.

Un bando, poi annullato con ovvio ricorso alle vie legali di chi è rimasto col cerino in mano, per la fornitura di 55 ambulanze da consegnare entro il 15 novembre. Nel frattempo, nel nuovo bando di gara, le ambulanze richieste sono diventate 50 e la consegna è slittata entro 90 giorni dalla stipula del contratto. Intanto ancora proroghe, perché tanto ci sono le associazioni a mettere pezze qua e la in attesa che finiscano le ferie e che i burocrati si diano una mossa. La pandemia e le diverse emergenze non hanno ferie o scadenze, provate a chiederlo agli operatori del 118, tornati a bardarsi con 40 gradi per via dell’aumento dei casi Covid o ai colleghi delle associazioni rimasti senza soldi a Ferragosto, perché – a quanto pare – la Asl ha pagato in ritardo e quindi le associazioni non avevano soldi per anticipare gli stipendi. E questo è lo stesso personale che politici e burocrati di ogni specie chiamano eroi. Ma mi faccia il piacere!

In questo modo malumori e rivendicazioni sono più facili da gestire, mentre si ricomincia a fare le code fuori dai pronto soccorso, a requisire barelle per via di un sistema sanitario inefficace. Siamo all’abc, al buonsenso, alla logica, senza dover andare a scomodare esperti e luminari dell’emergenza-urgenza. Se ne può riparlare con calma, siamo nella settimana di Ferragosto e tutti hanno diritto alle ferie, fino alla prossima protesta, alla prossima minaccia, alla prossima speranza, al prossimo intervento della Prefettura.

In ogni caso e comunque vada ci si può sempre nascondere dietro la giustificazione buona per tutte le stagioni: “Ci sono i tempi tecnici da rispettare”. Il guaio è che quei tempi non coincidono mai con il bisogno di salute degli utenti e con i diritti di lavoratori di serie z, sulle spalle dei quali vengono riversate tutte le inefficienze di un intero sistema. Buone vacanze a tutti.