“Trovare le giuste parole per la tragedia che ha coinvolto la nostra Città è davvero difficile. Come Sindaco, ma ancor prima come cittadino e padre, ritengo doveroso osservare in questo momento il silenzio. Ci saranno tempi e luoghi per capire come tutto ciò sia stato possibile, ma non è questo il momento. Ora è il tempo del silenzio e della riflessione. A nome di tutta la Comunità mi stringo intorno al dolore di questa famiglia, che sta vivendo una perdita inimmaginabile e rinnovo il totale impegno dell’amministrazione a sostenere e supportare sempre i giovani e le loro famiglie che stanno attraversando momenti di forte fragilità. A loro dico solo: Non siete soli”.

Ci uniamo alle parole del sindaco di Grumo, Michele Minenna, convinti che mai come in questo momento nessuno debba essere lasciato solo a naufragare nelle difficoltà economiche, ma soprattutto psicologiche che questo periodo sta facendo aumentare in modo esponenziale.

Per deontologia non dovremmo scrivere, a meno che il gesto estremo di un 16enne come tanti non abbia un interesse pubblico. Ogni vita spezzata deve interessare ciascuno di noi, perché il demone non risparmia nessuno.

L‘ultimo gesto di un ragazzo di 16 anni, cresciuto in una famiglia amorevole e stimata, non può passare sotto silenzio. D’altro canto la modalità scelta dal ragazzo per lasciare questo mondo è stata quella di chi non voleva passasse inosservata. Un volo di 50 metri, dal tetto di un’ex pastificio, non prima di aver appiccato il fuoco all’ultimo piano, in modo che tutti accorressero e si trovassero di fronte la sua disperazione.

In queste occasioni si tende sempre a trovare colpevoli, a puntare indici inquisitori. Si era parlato subito del gioco finito in tragedia di un gruppo di adolescenti senza cervello. Niente di tutto questo. Al contrario, quel ragazzo aveva forse fin troppo cervello e una spiccata sensibilità. Come dice il sindaco Minenna questo è il momento della riflessione. Dobbiamo interrogarci tutti su ciò che stiamo facendo per essere d’esempio ai nostri ragazzi. Stiamo andando verso la deriva dell’individualismo, dell’immagine a prescindere, delle etichette, perdendo una dono essenziale di Dio: l’empatia. Non rinunciamo all’umanità che ci fa diversi da tutti gli animali, mettiamoci in ascolto senza necessariamente giudicare.

Nessuno può sapere quale fosse il vuoto emotivo di quella giovane vita spezzata troppo presto, così come difficilmente si può comprendere l’abisso di un padre e una madre costretti al dolore eterno. È il momento della riflessione e allora facciamo che lo sia davvero, non giudicando la vita degli altri, ma esaminando i nostri comportamenti.