Meno di un mese fa abbiamo raccontato la storia del papà di un operatore sanitario pugliese, malato oncologico: “Mio padre – ci aveva raccontato – con un tumore che ormai si era esteso già a braccia, polmoni e fegato, è stato lasciato due ore sulla sedia ad aspettare che lo chiamassero” per la terza seduta di immunoterapia all’Istituto Oncologico. Purtroppo, quell’amorevole papà se n’è andato, la malattia ha avuto la meglio.

“Dopo la prima e la seconda seduta – aveva raccontato il figlio -, ci hanno fissato la terza tre settimane dopo, e non due come previsto”. Eravamo a ottobre, e la seconda ondata di coronavirus aveva già travolto come uno tsunami tutto il sistema sanitario regionale, non adeguatamente preparato nonostante gli slogan della campagna elettore estiva intrisa di “saremo pronti”.

Il giorno stesso in cui pubblicavamo quella storia, la Regione prorogava il blocco dei ricoveri ordinari in tutta la Puglia, deciso appena qualche giorno prima, cosa che a Bisceglie avevano già fatto da ben due settimane; a Malattie infettive del Policlinico si accettavano solo pazienti con sintomi covid addirittura dal 27 agosto, due mesi prima dell’articolo in questione, uno prima delle elezioni regionali.

Se non si muore di covid, si muore per colpa del covid. I social sono pieni di considerazioni del genere, con cui è davvero difficile non essere d’accordo. Le ambulanze in coda per ore ai Pronto Soccorso, in attesa di poter sbarellare i pazienti, come successo a San Giovanni Rotondo, al Policlinico di Bari, a Barletta, Andria, al Di Venere e al San Paolo, sono diventate un caso nazionale, il 118 non riesce più a intervenire in tempi ragionevoli, la gente disperata si rivolge sempre più spesso alle associazioni private. Il tracciamento dei contatti è saltato e le persone aspettano invano a casa di essere chiamate dalla Asl per il tampone.

Decisioni politiche colpevolmente sbagliate, con gli evidenti ritardi sotto gli occhi di tutti, come dimostra l’ospedale che sorgerà in Fiera tra oltre 40 giorni, stanno avendo conseguenze fatali sulle vite di tutti, eppure proprio quel blocco dei ricoveri ordinari prevedeva che fossero garantite alcune patologie, quali appunto quelle oncologiche.

In una regione il cui sistema sanitario era già pesantemente indietro prima della pandemia, la realtà dei fatti è che basta scorrere una qualsiasi bacheca facebook per leggere di malati di tumore i cui follow up vengono rimandati a chissà quando, come se si trattasse della revisione della caldaia di casa. Questo solo per fare un esempio.

Non è colpa dei medici se non ci sono anestesisti, rianimatori, infermieri, e via dicendo, come non è colpa dei pazienti. Per fronteggiare l’emergenza si stanno “arruolando” neolaureati, che con rispetto parlando, non possono essere la soluzione, gettati allo sbaraglio nella mischia totalmente privi di esperienza. Le conseguenze di queste decisioni le vedremo pure fra qualche anno, non solo adesso. Anche quando sarà finita l’emergenza, il covid non sarà ancora passato.