Maurizio Pinto, 39 anni, è morto per le complicanze del coronavirus. Era di Turi e come chiunque altro né i familiari né chi gli ha voluto bene ha potuto riservargli l’ultimo meritato saluto. Segnatevi questo nome, perché era un grande uomo. Per due settimane non ho capito niente, assorbito nel vortice di numeri e bollettini: positivi, morti, guariti, in quarantena, in terapia intensiva. La curva, l’altopiano, il pianoro, la salita, la discesa, manco fossimo tutti ciclisti costretti a pedalare su questa strada impervia.

Sul mio profilo Facebook non mi era capitato un solo messaggio di cordoglio, non ci ho fatto caso. Ieri notte, invece, sono apparsi tutti insieme e mi si è gelato il sangue. Maurì, tu morivi e su Whatsapp ti informavo del paziente di Turi deceduto. Eri tu, che pirla. Ironia della sorte in questa pandemia in cui generalmente ci si nasconde dietro l’anonimato, si fa scrivere dagli avvocati per evitare di scrivere nomi e circostanze, come se aver preso il coronavirus o addirittura morirci rappresenti una macchia da nascondere. A qualcuno piace dire che siamo tutti nella stessa barca, pur sapendo che si tratta di una clamorosa bugia.

Avessi potuto ci avresti scherzato su, come sempre, senza sottrarti mai, anche quando si trattava di pungere qua e la. Nessuno sa che fu una chiacchierata con te a darmi l’idea di una rubrica che segnalasse il parcheggio selvaggio sfuggito alle autorità. Una denuncia a chi si prendeva il posto facile, ma lasciava a voi il combattimento quotidiano con la disabilità.

Una rubrica che, con l’ironia di cui solo tu eri capace, segnalasse soprattutto chi abbandonava l’auto sui posti per disabili e sulle rampe, sui marciapiedi o in modo tale da limitare la libertà di movimento a chi era costretto su una sedia a rotelle come te.

Te ne sei andato senza la possibilità di essere pianto e sappi che in tanti ancora oggi piangono ciò che sei stato, capace come pochi di essere incoraggiante. Mi mancheranno le tue frasi sagaci sotto ogni foto di minchia parking che inviavi. Mi mancheranno le tue critiche e il tuo rispetto sincero. Avrei voluto salutarti, ma non c’è stato abbastanza tempo. Lo faccio ora, certo del fatto che hai lasciato un segno.