“Non sei di Adelfia, non ci tieni a San Trifone”. Genio che non sei altro, ma cosa c’entra il santo con la totale disorganizzazione e insicurezza della festa patronale più partecipata di Puglia? Alcuni membri del Comitato, che nell’esiguo periodo in cui si organizza l’invasione di barbari e pellegrini ad Adelfia è padrone assoluto del paese, mi affrontano in piazza davanti ad alcuni increduli testimoni.

Non si parla di sicurezza, smaltimento rifiuti, occupazione di suolo pubblico, regalini obbligatori, mancanza di bagni pubblici, cestini per la raccolta differenziata, vie di fuga, parcheggi, sicurezza in genere. Tutto è ridotto al fatto che la “festa non si critica”. Purtroppo il comportamento intimidatorio, manco fossero un clan di altra natura, non mi ha meravigliato affatto. Nei giorni di San Trifone Amministrazione e tutti gli adelfiesi vengono ridotti a comprimari da spennare.

“Ti beccherai due querele, una del parroco e una dal Comitato”, dice uno dei più giovani ma conservatori del gruppo. Nel pezzo incriminato avevo scritto che qualcuno di loro e pure il parroco stavano pensando alla richiesta di risarcimento danni nei confronti dell’azienda delle luminarie, crollate a causa del vento. Un flop, ma chiedo scusa all’imprenditore che, prima di essere strappato fisicamente dalla discussione, ha spiegato cos’è realmente successo, senza sapere che la mattina dopo sarebbe crollato tutto.

“Sabato non si sarebbero dovute accendere le luminarie con quella pioggia – spiega Faniuolo – ma mi hanno chiamato dicendomi che il quadro di San Trifone era uscito e si sarebbe dovuto procedere a tutti i costi. Non ho saputo dire di no, è stato un errore”. La cosa che gli adelfiesi non sanno, però, è il motivo reale di quella apparente approssimazione.

“Faccio questa festa rimettendoci soldi – aggiunge Faniuolo – mi danno quello che c’è, per questo lavoriamo fino all’ultimo momento”. Una questione di palmares, insomma. Perché San Trifone è sfarzo, prestigio. La vera devozione, quella che non si misura col rumore dei botti, dall’intensità delle luci o col numero di bancarelle, è un’altra cosa.

La conversazione – come detto – s’interrompe perché Faniuolo viene preso di peso da alcuni componenti del Comitato, al grido: “Portatelo qua, lasciatelo solo a quello (io ndr.), che vuole solo tirargli le cipolle”. Quelle cipolle, in realtà, sono domande legittime, poste da un giornalista, prima che cittadino adelfiese. Cittadino che, come chiunque altro, paga cara la tari anche per l’incapacità di provvedere alla corretta raccolta dei rifiuti in questi giorni. Rifiuti smaltiti in gran quantità e a peso d’oro senza un minimo ritegno. Greta chi? Il paese è una latrina a cielo aperto e non si riesce a separare neppure plastica, carta e vetro come nelle comunità civilizzate del pianeta.

Le vie di fuga, pur previste, restano tali solo sulla carta. Non ci sono presidi e le auto entrano ed escono a piacimento, potendo trasportare qualsiasi cosa, persino una bomba. La follia dei new jersey abbandonati a se stessi, dietro cui un’ambulanza del 118 resta bloccata 50 minuti. I più civili si sente libero di fare cacca e pipì dove gli capita. L’odore di urina in alcuni punti del paese era nauseabonda. Provate a chiedere ai residenti della zona del campo comunale.

Nessun parcheggio dedicato, neppure una navetta per raggiungere la festa come fanno dovunque e allora si consente alle auto di passare tra la gente. Sulla via di Valenzano, non ci fossero stati gli addetti della FI.FA. Security, staremo a raccontarvi di una rissa tra automobilisti bloccati per due ore con chissà quali risvolti. Durante lo spettacolo pirotecnico serale, sulla circonvallazione transitano furgoni e mezzi da lavoro nei due sensi di marcia, nonostante le auto parcheggiate e la presenza di migliaia di persone. Nessun rispetto, ciò che conta è incassare il più possibile per dis-organizzare la festa più bella tutte. Sì, perché la festa di San Trifone può essere superata solo dalla festa di San Trifone dell’anno successivo.

Sorrido nel sentire le prediche del parroco, vedendo poi razzolare chi dice di avere San Trifone nel cuore in spregio alle leggi, ma anche solo al buonsenso, al rispetto per il paese, per i suoi abitanti e per gli ospiti. Soldi, soldi, soldi, come quelli che arrivano dal pagamento dell’occupazione del suolo pubblico. Non ho ancora ben capito come sono stati incassati, ma sto lavorando per saperlo nel dettaglio, avendo comunque avuto rassicurazioni da parte dell’Amministrazione comunale. Vedremo nel dettaglio. Chiunque incassi quei soldi il discorso cambierebbe di poco, perché a parte l’acquisto dello sfarzo a tutti i costi, il resto è a carico di tutti i contribuenti che la festa la pagano due volte.

Senza contare il regalino, lasciato dalla stragrande maggioranza degli ambulanti, “perché altrimenti la festa non si potrebbe fare”. E pur pagando il regalino, un fruttivendolo o una macelleria possono ritrovarsi un fast food ambulante o una bancarella con la stessa merce in vendita davanti al proprio negozio. Sempre in virtù di quel regalino, poi, c’è chi s’allarga in barba alla sicurezza. Chissà se pagano anche gli abusivi, per esempio i 5 napoletani venditori di calze al motto “fallo per Nico Pandetta” (cantante neomelodico di un certo spessore ndr.). Ce ne sono di abusivi e sapete perché, per esempio, non vengono controllati dalla Guardia di Finanza? Per provvedere i finanzieri l’anno scorso pretesero un corridoio per passare senza travolgere nessuno con l’auto di servizio. Eresia assoluta, perché il corridoio ridurrebbe l’occupazione e quindi le entrate per fare della festa di San Trifone “una cosa mondiale”.

Certi adelfiesi sono così cocciuti, privi di visione e forse persino di vero amore per il proprio paese. Testardi al punto da non capire che Adelfia non è Canneto e Montrone in quella assurda stronzata della rivalità tra rioni. Se almeno la festa patronale in onore di San Trifone fosse vissuta in tutto il paese, con un reale piano della viabilità e un’attenzione per la sicurezza dei visitatori, si riuscirebbero a risolvere la metà dei problemi. Da oggi avete un anno per organizzare qualcosa di degno, ma purtroppo in questo stesso tempo c’è sempre modo di fare peggio, persino peggio di quest’anno.