Asqeri Bani, il 56enne albanese travolto e ucciso da un furgone mentre vagava sulla strada statale 16, poteva essere salvato. Ne sono sicuri alcuni soccorritori del 118. Tra loro e alcuni uomini delle Forze dell’Ordine c’era la consapevolezza che l’uomo sarebbe stato investito nel giro di qualche giorno nel caso non fosse stato aiutato.

Una macabra scommessa dettata dalle almeno 4 volte in cui la vittima è stata soccorsa nei giorni precedenti alla tragedia che, solo per un caso, non è costata altre vite. Abbiamo scritto più volte della opinabile gestione dei pazienti psichiatrici nel Barese e la morte di Asqeri Bani ne è la prova forse più evidente.

L’albanese era stato soccorso due volte sulla provinciale Bari-Bitritto, ma almeno in altre due occasioni in via Andrea da Bari e nelle vicinanze del teatro Bravò, a Japigia, poi trasportato in diversi pronto soccorso cittadini. Asqeri Bani non sarebbe stato ubriaco, ma affetto da evidenti problemi psichici, sottolineati almeno in una occasione da un medico del pronto soccorso, che non lo avrebbe neppure accettato se un poliziotto non avesse chiesto il foglio delle dimissioni. Solo a quel punto il medico ha deciso di visitarlo.

Pochi giorni prima di morire il paziente albanese era stato soccorso alle 23.30 e al braccio aveva ancora il braccialetto delle dimissioni di un altro pronto soccorso, in seguito a un intervento avvenuto solo qualche ora prima. “Sono profondamente rammaricato – spiega un soccorritore -. La notizia della sua morte mi ha molto colpito. Lo sapevano tutti che sarebbe stato ucciso non fosse stato sottoposto alle cure specifiche”.

Nessuno ha sentito l’esigenza di provare a capire fino in fondo quale potesse essere la storia di quell’uomo che non si faceva avvicinare da nessuno e che dichiarava di non mangiare e bere da 3 giorni. Soccorso, visitato alla meglio e dimesso per toglierselo davanti ai piedi, fino a quando l’uomo non è morto in quel modo atroce, trascinato dal furgone per più di un centinaio di metri. Il finale sarebbe dovuto essere diverso. Senza dubbio.