Bagni chiusi o guasti, in alcuni casi inservibili perché maleodoranti, inondati di urina, intasati di carta igienica o sporchi di feci. Non un solo bagno, ma tutti quelli all’interno del “nuovo” padiglione. Me la sarei fatta sotto non avessi deciso di tapparmi il naso e chiuso un occhio. Ho provato con tutti e due, ma sarebbe stato un disastro.

Uno spettacolo indecoroso, indegno per un’ente che di fatto offre servizi. In un colpo solo l’ultimo giorno dell’83ma Campionaria ha buttato nel cesso – perdonate la metafora – quanto di buono è stato fatto per rendere la Fiera del Levante qualcosa di diverso, evidentemente non migliore. Nel giorno in cui il bel tempo, il concerto degli Oesais e la caccia al pelapatate visto in tv, aveva fatto presagire il grande afflusso, la Fiera ha dato ai visitatori – non per colpa di qualcuno s’intende – l’immagine di un ente incapace persino di assicurare in maniera dignitosa il primario dei bisogni, quello fisiologico.

Non è colpa dei luridi visitatori, non è colpa degli zelanti addetti alla pulizia o dell’azienda per cui lavorano, non è colpa del presidente e nemmeno del Consiglio di amministrazione, non è colpa del responsabile del settore. Non è colpa di nessuno se la Fiera, persino nel padiglione nuovo non si sa fino a quando abbia dato di sé l’immagine della peggiore delle latrine. La pulizia generale lasciava ugualmente a desiderare.

Peccato, perché le luminarie, il concerto degli intramontabili Toti e Tata, la puzza di fogna nel padiglione ricavato di fronte al punto di primo intervento, la frutta essiccata mischiata al formaggio stagionato, gli stand di giocattoli, il padiglione delle Nazioni, il panino e birra, i cacciatori di contratti telefonici, la riccia, la ruota panoramica, gli arnesi da officina, gli abusivi e i bagarini beccati o meno, avrebbero potuto consentire all’83ma edizione della Fiera del Levante di essere ricordata per il suo spessore e quello delle tavole rotonde celebrate a cottimo.

Si è cambiando tutto per non cambiare assolutamente niente. E se davvero la forza della campionaria stesse proprio nel cianfrusame di oggetti, idee e contenuti? Perché vergognarsi di ciò che la Campionaria ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà da momento dopo la cerimonia inaugurale? Facciamocene una ragione. Diversamente rincorreremo un traguardo difficile da raggiungere, trascurando ciò che abbiamo sotto il naso. Chissà cosa sarebbe successo ieri, in quell’ultimo giorno di Fiera, se i visitatori fossero stati il leggendario milione registrato ai tempi del presidente Luigi Lobuono.