In questi giorni di un agosto rovente, le strade di Bari sono diventate improvvisamente teatro di continui incidenti, un fatto abbastanza inusuale dato il periodo, con la città parzialmente svuotata, ma non deserta come successo invece in anni passati.

Stamattina il furgoncino travolto su via Manzoni; tre giorni fa il semifrontale tra via Datto e via Giulio Petroni e qualche ora prima la 52enne investita sulla strisce in viale Unità d’Italia; l’8 agosto il tragico incidente in cui è morta la 17enne Giorgia Soriano, lo stesso giorno in cui si sono verificati sia uno schianto al Libertà tra uno scooter e una macchina sia l’inseguimento col botto in stile Fast&Furious terminato in via Re David; il 6 agosto l’incidente in via Trisorio Liuzzi tra una Clio e una Gazzella dei Carabinieri, la donna investita in via Prospero Petroni e l’anziano in bicicletta investito da un camion; il giorno prima una macchina si è ribaltata sul ponte Adriatico nello schianto fra tre vetture.

Questi sono gli incidenti di cui abbiamo saputo, e quindi pubblicato, nell’ultima settimana, ma probabilmente sono molti di più. Sembra un bollettino di guerra e per fortuna non tutti hanno avuto un epilogo drammatico. Coincidenze? Probabilmente no; verosimilmente si tratta di una situazione venuta alla luce proprio per via delle strade apparentemente vuote.

Che fare? Bella domanda. Dopo la morte della 17enne travolta in bicicletta, Antonio Decaro ha annunciato l’accensione dei lampeggianti montati sulle pattuglie della Polizia Locale, una misura che onestamente non ci sembra né risolutiva né tanto meno sostanziale, quanto piuttosto una boutade sparata da chi non sa che pesci prendere. Male non fa, sia chiaro, ma certamente da sola non basta. Peraltro, un accorgimento in usa già da tempo e non certo una novità.

Come non basta il telelaser, odiato dagli automobilisti e spesso additato come rimedio adoperato solo per far cassa. Difficile non essere d’accordo, con tutte le volte che è stato piazzato sul lungomare, nel tratto a quattro corsie in cui vige però il limite di 30km/h. Oggi l’odiata macchinetta misura-velocità è stata avvistata in largo Ciaia, subito dopo il ponte di corso Cavour, un altro punto-trappola, dopo una discesa piuttosto pronunciata e dove è davvero difficile non farsi beccare oltre il limite. Nessuna scusante per gli automobilisti, sia chiaro, colpevoli e consapevoli, ma la trovata si presta a numerose critiche, anche in questo caso di uso strumentale.

Se davvero si vuole fare qualcosa contro questa ormai prossima emergenza, perché invece di adottare rimedi improvvisati quanto estemporanei, non si fa invece ricorso a strumenti permanenti? Quanto ci vuole a mettere un rilevatore fisso di velocità nelle strade più incriminate? La città del resto è ormai piena di telecamere, anche se non tutte le strade sono completamente coperte dagli occhi del grande fratello comunale, perché allora non impegnarsi seriamente per una mobilità sostenibile, a misura di cittadino e non di auto? Il discorso è ampio, lo sappiamo, coinvolge le piste ciclabili e un sistema di trasporto pubblico locale funzionante, non l’Amtab a pezzi.

Di certo basterebbe anche solo copiare piuttosto che adottare soluzioni punk per sopravvivere. Poi certo, per essere credibili bisogna anche dare il buon esempio e non lasciare l‘auto di servizio in minchia parking, giustamente multata dai colleghi, o davanti al passo carrabile, ma questo è un altro discorso.